SSN: un sistema allo sfascio
L'allarme è ormai conclamato: il sistema sanitario nazionale italiano è in profonda crisi. I dati parlano chiaro: nel 2022, ben 12 regioni non hanno garantito i livelli essenziali di assistenza (LEA), contro le 7 del 2021. Più della metà del paese, dunque, si trova in una situazione di grave carenza di servizi sanitari.
Le cause di questo declino sono molteplici. La frammentazione del sistema in 21 differenti modelli regionali ha portato a una disomogeneità di prestazioni e a una diseguaglianza nell'accesso alle cure. A ciò si aggiunge una gestione inefficiente delle risorse, con sprechi e tagli che hanno penalizzato i servizi essenziali e i lavoratori del settore.
Eppure, non è sempre stato così. In passato, quando il SSN era centralizzato, l'Italia vantava uno dei sistemi sanitari migliori al mondo. Maggiore equità, efficienza, coerenza e capacità di pianificazione erano i capisaldi di un sistema che garantiva cure di qualità a tutti i cittadini.
La regionalizzazione, invece, si è rivelata un fallimento. Le "regioni d'eccellenza" non sono altro che un maquillage che nasconde la realtà di un sistema che fa acqua da tutte le parti. Un sistema che privilegia le poltrone e gli sprechi a discapito dei pazienti e dei lavoratori.
È tempo di dire basta a questa deriva. È necessario un cambio di rotta radicale, con un ritorno a un sistema centralizzato che sia in grado di garantire equità, efficienza e qualità delle cure a tutti i cittadini.
Non sarà facile, ma non è più tempo di rinvii. Il futuro della nostra salute è in gioco.
Fermiamo questo scempio! Non è mai troppo tardi per salvare il nostro SSN.
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