Quota 102, cosa cambia.

Quota 102, cosa cambia.

Il 31 dicembre 2021 si chiuderà la sperimentazione di Quota 100 (voluta dal governo Conte), a favore di Quota 102, ma solo per il 2022, nel 2023 avremo Quota 104.

Quota 102 permette di andare in pensione con 64 anni di età e 38 anni di contributi senza penalizzazioni sull’assegno.

Il futuro sembra un lento ritorno a una delle Leggi meno amate della storia italiana, la legge Fornero.

Nella pratica, purtroppo ne usufruirà solo una quota minima di lavoratori, include gli stessi lavoratori che potevano accedere a Quota 100, aggiungendo quelli nati nel 1958. Nel 2022 si potrà uscire con 64 anni, 65 o 66 anni più 38 di contributi.

Le finestre cambiano tra privato e pubblico, 3 mesi di distanza dal raggiungimento dei requisiti (nel privato) e sei mesi per il pubblico.

Chi raggiunge i requisiti nel 2022 (64 anni di età anagrafica, 38 anni di età contributiva), può garantirsi il diritto alla quota 102 anche negli anni successivi.

Lo stesso vale per chi raggiunge Quota 100 entro il 2021, almeno 62 anni di età e almeno 38 anni di contributi.

Purtroppo il futuro dei pensionati italiani non sarà’ roseo. L’OCSE ha calcolato che I lavoratori che inizieranno oggi a lavorare, andranno in pensione non prima dei 71 anni di età, a differenza di quanto accade oggi.

Sconto solo per alcuni casi:

Riduzione di otto mesi sui contributi richiesti per ogni figlio per le donne (fino a un massimo di 24 mesi);

Riduzioni contributive pari a un anno per chi assiste da almeno cinque anni un familiare con handicap grave, i cd. care-givers;

Maggiorazione del 25% degli anni di lavoro prestati tra i 17 e i 19 anni per i lavoratori precoci (coloro che hanno maturato almeno 12 mesi di contributi prima del compimento dei 19 anni)

Chi presta attività notturna può rientrare nelle mansioni usuranti, ossia 78 notti l’anno, in sette anni, negli ultimi dieci di vita lavorativa:

- più di 77 notti lavorate all’anno: quota 97,6 per i dipendenti e 98,6 per gli autonomi;
- fra 72 e 77 notti lavorate all’anno: 98,6 per i dipendenti, e 99,6 per gli autonomi;
- da 64 a 71 notti lavorate all’anno: quota 99,6 per i dipendenti a 100,6 per gli autonomi.
Altra beffa a carico degli infermieri e di tutti quei professionisti della salute che per tutta la vita lavorativa svolgono tra le 50 e 70 notti l'anno, con carichi di lavoro, rischi e responsabilità che vanno oltre.
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