Mancano 80.000 infermieri, 8000 ostetriche e oltre 60.000 OSS. La politica propone gli assistenti

Mancano 80.000 infermieri, 8000 ostetriche e oltre 60.000 OSS. La politica propone gli assistenti

-1shhdhe_origjpegLe evidenze internazionali confermano che non dovrebbe esserci la sostituzione degli infermieri e delle ostetriche con altre figure, nemmeno con medici.

È importante avere personale di supporto, in aggiunta e non in sostituzione.

Mancano 8000 ostetriche, 80.000 infermieri e oltre 60.000 OSS.

Negli ultimi anni, la politica italiana ci ha abituato a proposte sempre più costose e inutili che sfiorano il ridicolo.

Vogliono stanziare centinaia di milioni di euro per creare assistenti materni, simili alle vecchie balie, anziché assumere più ostetriche. Addirittura, si propone di creare un nuovo ruolo di assistente infermiere, aumentando la confusione e il dispendio enorme di denaro pubblico.

Servono immediatamente infermieri e ostetriche e loro vogliono creare assistenti a infermieri e ostetriche che mancano, ridicolo.

Si vogliono spendere centinaia di milioni di euro per creare ruoli di "super OSS" mentre quelli già esistenti sono già preparati e formati, è sufficiente solo aumentarne il loro numero nelle corsie.

Queste nuove e assurde proposte comporterebbero una fornitura di assistenza meno qualificata, con un probabile aumento delle infezioni e dei decessi in ospedale, oltre a un aumento delle spese sanitarie.

Chi pagherebbe poi per l'errore commesso? Il paziente?

Ci chiediamo cosa ne pensano quei sindacati che governano da decenni senza mai risolvere nulla?

Invece di spendere centinaia di milioni di euro nella formazione di personale la cui funzione è poco chiara, sarebbe meglio investire nelle figure già presenti e formate, portando a termine le graduatorie.

Aumentando gli stipendi cosi da rendere attrattiva la professione.

La logica e le evidenze internazionali suggeriscono che gli investimenti dovrebbero essere fatti a favore di queste figure, che costituiscono l'ossatura del sistema sanitario nazionale, evitando di creare costosissimi palliativi che peggiorerebbero solo la qualità dell'assistenza in Italia, la quale negli ultimi decenni ha subito un drammatico e inesorabile declino.

È necessario affrontare le numerose problematiche del sistema sanitario nazionale, che ha una miriade di dirigenti costosi e di dubbia utilità.

Questa grave carenza di infermieri, considerando che la popolazione italiana è una delle più anziane al mondo, con quasi il 20% di persone che superano i 65 anni di età. Secondo i dati ISTAT, nel 2050 circa l'8% degli italiani avrà più di 85 anni.

Questa situazione sta portando al crollo del sistema sanitario italiano, una volta invidiato, oggi umiliato.

Secondo il rapporto dell'OCSE del 2008, ogni anno si registrano circa 17.000 pensionamenti tra gli infermieri, rispetto alle soli 8000 assunzioni. Nessun altro paese considerato all'avanguardia affronta una situazione peggiore di quella italiana.

In Italia, ci sono meno infermieri rispetto ai medici, con il più alto numero di medici per abitante al mondo, con più di 600 medici ogni 100.000 abitanti nel 2005.

Le università italiane non formano abbastanza infermieri, che si traduce in una carenza di circa 60.000 infermieri.

L'OCSE sottolinea che l'Italia soffre di una carenza cronica di finanziamenti, poche opportunità di carriera, stipendi ridicoli, di molto inferiori alla media europea.

A causa di queste condizioni, sempre più infermieri si dimettono e gli studenti abbandonano già al primo anno. Un dato preoccupante è il desiderio di molti infermieri italiani di cambiare lavoro appena possibile. Il 36% degli infermieri italiani lascerebbe immediatamente il paese.

Le evidenze provenienti da uno studio condotto in Gran Bretagna, confermate da altri studi famosi come RN4CAST, indicano che ridurre il rapporto infermiere/paziente da 10 a 6 riduce la mortalità del 20%. Gli autori sottolineano che sostituire gli infermieri con altre figure non riduce la mortalità.

Tuttavia, questi risultati sembrano cadere nel vuoto quando si tratta di far comprendere questo concetto alla politica italiana.

Noi di Nursing Up l'abbiamo sempre detto ai tavoli decisionali: maggiore presenza di infermieri e ostetriche si traduce in meno morti, meno malattie, meno infezioni e una minore spesa pubblica. Purtroppo, la politica italiana guarda solo ai grandi numeri dei voti.

I sindacati infermieristici, nonostante una crescita costante, hanno numeri molto inferiori rispetto ai sindacati generalisti, e senza una maggioranza non si può comandare.

Finché gli infermieri e gli altri professionisti sanitari non comprenderanno questa realtà, sarà difficile portare avanti le necessarie modifiche. Solo gli infermieri sanno cosa significa lavorare nei reparti, di notte, di fronte a emergenze, morti, carenze e sovraccarico di lavoro. Solo gli infermieri possono rappresentare i professionisti della salute di fronte alla politica e alle aziende.

L'Italia è il paese europeo con il più alto livello di resistenza agli antibiotici. Dal 7% al 10% dei pazienti contrae infezioni batteriche multi-resistenti, causando migliaia di morti ogni anno. Le infezioni correlate all'assistenza colpiscono circa 284.100 pazienti all'anno, causando tra i 4.500 e i 7.000 decessi (che potrebbero arrivare a 450.000 entro il 2050).

Un rapporto infermiere/paziente di 1 a 6 porterebbe a una drastica diminuzione delle infezioni ospedaliere, e di conseguenza anche della mortalità e dei costi pubblici.

Data l'invecchiamento della popolazione italiana, l'assistenza sanitaria richiederà sempre più impegno. Le malattie e la mortalità cresceranno, così come i costi.

Esiste una soluzione? Sì

Ecco alcuni consigli:

1) Completare tutte le graduatorie.

2) Assumere tutti i colleghi in regola, compresi quelli precari e disoccupati.

3) Aumentare gli stipendi di almeno 600 euro per rendere la professione, che è piena di rischi, responsabilità e carichi di lavoro, più allettante.

4) Riconoscere i tanti diritti che non vengono concessi, come l'esclusività, il nulla osta, favorire le mobilità e cambi.

5) Consentire alle università di formare un numero maggiore di studenti.

6) Riconoscimento e riscontro economico e di carriera per i titoli acquisiti.

7) Taglio dei dirigenti, sono troppi, tantissimi e costosissimi

8) Serve un contratto unico nazionale fuori dal comparto

Finché i sindacati infermieristici non otterranno la maggioranza assoluta nelle RSU, ho paura che non cambierà mai nulla.

Responsabile Regionale
Nursing Up Emilia Romagna
Francesca Batani

LapaginadiNursingUp
Vincenzo Parisi


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