Allarme OMS, suicidio tra le principali cause di morte.

Allarme OMS, suicidio tra le principali cause di morte.

In tutto il mondo dichiarati 700.000 suicidi nel 2019, in Italia più di 4.000 casi 

Il direttore generale dell'Oms è intervenuto affermando che è una tragedia, che bisognerà fare attenzione alla prevenzione, che la pandemia di COVID-19 ha amplificato i fattori di rischio come la perdita del lavoro, distanziamento sociale, stress, povertà, isolamento.  

In Italia il rapporto dell’Oms segnala un tasso medio di 6.7 casi ogni 100.000 abitanti che in realtà varia da zona a zona del paese. 

In Italia, e questo è un parere personale dello scrivente (Vincenzo Parisi), si fa troppo poco, soprattutto per i minori.

Sapete quanto è difficile in Italia avere un supporto psicologico o psichiatrico pubblico? 

Come possiamo fare prevenzione quando si può avere un accesso nel pubblico solamente quando il problema già si sta verificando? Autolesionismo, abbandono scolastico oltre le due settimane, problemi alimentari, etc.

Andrebbe attivato e poi potenziato un servizio psicologo scolastico, magari anche un infermiere scolastico che potrebbero insieme monitorare. L'infermiere potrebbe anche fare educazione sanitaria (consigli sull'alimentazione, il lavaggio delle mani, etc) oltre ad altre centinaia di cose che solo un infermiere potrebbe fare, come intervenire in un eventuale incidente ( taglio, soffocamento, etc), gestione farmaci, allergie, pediculosi, etc etc), magari tutto sincronizzato via internet con i vari pediatri di base (fantascienza?).

Se vogliamo una nazione sana, bisognerà investire sul serio nella prevenzione, invece che continuare a investire in armi, aerei, negli stipendi di politici, dirigenti di ogni ordine e settore, etc etc.

Qualcuno potrebbe consigliare di fare prevenzione andando da uno psicologo in privato, vero, ma non tutte le famiglie italiane possono permettersi uno psicologo o psichiatra privato con gli stipendi che ci ritroviamo 800-1500 al mese, per non parlare poi della pressione fiscale.

Quindi o si investe sul serio nella prevenzione o tra qualche anno leggeremo una statistica Istat simile o peggiore di quella sotto:

ISTAT rischio suicidio:

77,9% UOMINI 22,1% DONNE.
65 anni e più 35%
45-64 anni 37%
25-44 anni 23%
fino a 24 anni 5%

Bisogna allarmarsi quando sentiamo qualcuno dire di voler morire, di sentirsi senza speranza, senza uno scopo e di non farcela, di sentirsi in trappola, di provare un dolore insopportabile, di essere un peso per gli altri. Anche un aumento di alcol e/o droghe, ansia, agitazione, dormire troppo poco o molto, isolarsi, sentire rabbia o parlare di vendetta, sbalzi d'umore.

"Se qualcuno che conosci mostra segni premonitori di suicidio, non lasciarlo solo, rimuovi ciò che potrebbe essere utilizzato per il gesto e chiedi aiuto a un medico o a un professionista della salute mentale".

Se sentite il bisogno di sfogarvi o chiedere un consiglio lapaginadinursingup@yahoo.com è a vostra disposizione, o se volete inviarci un racconto, una storia, un esperienza la condivideremo con tutti sul sito/blog, anche in forma anonima se così desidererete. 

La professione più colpita dal rischio suicidio? Gli infermieri. 

Il rischio di suicidio dell’infermiere è doppio rispetto alla popolazione generale e ben il 70% in più rispetto al medico (Secondo uno studio fatto dai ricercatori della School of Nursing dell’Università del Michigan) 

Sempre secondo lo studio emerge anche che il personale infermieristico, rispetto alla popolazione generale ha il 90% di probabilità in più di avere problemi sul posto di lavoro e il 20-30% di probabilità in più di soffrire di depressione.   

L’infermiere è una professione estenuante, difficile, carica di rischi e responsabilità con una paga che non consente di arrivare a fine mese (in Italia). Non dimentichiamoci poi la violenza fisica e verbale che subiamo ogni giorno, sulle ambulanze, negli ambulatori, nei pronto soccorsi, nei reparti, sul territorio. 

I dati analizzati negli Stati Uniti sul numero di infermieri suicidi ne è la conferma, la drammatica testimonianza. 

Purtroppo i suicidi avvengono e sono in aumento in tutto il mondo, anche in Italia, anche se troppo spesso nel silenzio dei media. 

I dati della Ricerca, che ricordiamo non aggiornata al post covid-19, potete visionarli qui: https://jamanetwork.com/journals/jamapsychiatry/article-abstract/2778209 

I ricercatori spiegano che i risultati sono molto più significativi di quello che si aspettavano: 

- 2,374 suicidi tra gli infermieri 

- 857 tra i medici 

- 156 mila nella popolazione generale 

Negli ultimi anni, ancora prima del covid-19, i sistemi sanitari già erano al collasso, in particolare in Italia.

Con gli anni si è avuta una maggiore complessità assistenziale, sono stati aggiunti compiti burocratici e poi con l’aumento delle malattie croniche tra la popolazione si è avuta una maggiore pressione ma senza aumentare il numero del personale nelle degenze o sul territorio per diminuire i ricoveri. 

Sembra non interessare alla politica e nemmeno alle dirigenze sanitarie, che un infermiere su 6 pazienti ( e non 10, 12, 36) riduce la morte e le infezioni ospedaliere, il burnout e la spesa sanitaria. 

La pandemia di covid-19 non ha fatto altro che evidenziare gli errori di politiche sanitarie precedenti, che si cerca in ogni modo di coprire e minimizzare. 

Nessuno ha pagato, nessuno paga e nessuno pagherà, se non gli infermieri con la propria salute fisica e mentale.

Ai fattori di stress sul posto di lavoro bisogna aggiungere quelli domestici ed economici.

La popolazione italiana deve sapere che lo stipendio dell’infermiere in Italia è molto al di sotto della media Ocse ed è molto inferiore perfino al costo della vita. Ci sono famiglie monoreddito con a capo infermieri che non arrivano al 20 del mese e sono costretti a indebitarsi. 

Secondo un esperto di gestione e politica sanitaria dell’Università del Michigan, tra gli infermieri, le donne sono le più colpite in quanto lo stress maggiore è dovuto al doppio carico di lavoro delle donne, in ospedale e poi a casa, con i figli, e questo può arrivare a compromettere seriamente la salute mentale. 

Il sistema più usato per il suicidio è l’ingestione di farmaci a cui gli infermieri hanno facile accesso.  

Questa non è l’unica ricerca che parla degli infermieri suicidi. 

Nelle statistiche mondiali, Istat, l'infermiere è l'operatore sanitario più colpito dai suicidi ma anche dagli infortuni, ma nessuno si chiede: perchè proprio l'infermiere?

L'infermiere in particolare in Italia è stanco, una gran parte di noi è talmente avvilita che non ha voglia di reagire e non crede più a nulla, molti abbandonano la professione, perfino l'abbandono degli studenti al primo anno è in costante aumento. 

Ogni anno il numero dei suicidi sta superando in molti paesi quello imputabile agli incidenti stradali.

Mentre il numero di chi tenta il suicidio è di almeno dieci volte superiore, spesso restano invalidati per sempre da non poter tentarne un secondo.

La metà dei suicidi avviene a meno di 45 anni ed è più frequente negli uomini. 

Mentre le donne superano gli uomini nel tentato omicidio.

La categorie occupazionali più a rischio di suicidio è l' INFERMIERE a seguire lavoratori sociali, medici,, dentisti, ma anche matematici, scienziati e artisti, anche se nessuna professione è esente dal suicidio.


Le misure di quarantena collettiva, la solitudine, il distaccamento sociale sono state descritte in passato come associate ad un aumento del rischio suicidio, aggiungendo la crisi economica e la pandemia, purtroppo ci dovremo aspettare un peggioramento dei dati esposti, continueremo ad essere la categoria più colpita ma serve una presa di coscienza della nostra categoria.
La categoria dovrebbe provare, troppe cose non funzionano nel pubblico, nel privato, servono condizioni lavorative migliori, meno stressanti, una retribuzione dignitosa che sia proporzionale ai rischi, alle responsabilità, ai carichi di lavoro, uno stipendio che sia nella media Ocse. Dei contratti che non siano differenti tra pubblico e privati tra tempi determinati o indeterminati, basta dividere lavoratori in serie A, B, C e così via.

Un fetta di colleghi, purtroppo non tanto grossa, è pronta a scendere in piazza e si sta unendo attraverso i social e noi lo faremo insieme a loro, li sosterremo con ogni mezzo a nostra disposizione. Noi suggeriamo infermieri fuori dal comparto, gruppo facebook. Come sindacati suggeriamo quelli di categoria chiaramente.
Lo scrivente ha scelto il Nursing Up e spero che lo faranno anche i nostri 195.366 lettori.

LapaginadiNursingUp 

Argomento correlato: Report infortuni Italia, Infermieri primi: https://www.lapaginadinursingup.it/blog/infortunio-sul-lavoro-infermieri-primi