Violenze verso gli operatori sanitari, sono in aumento o erano sottostimate?
Le aggressioni verso gli operatori sanitari stanno realmente aumentando?
Purtroppo non sono convinta stiano aumentando, ma stanno emergendo situazioni che prima non venivano denunciate, …probabilmente non erano neanche meritevoli di attenzione da parte dei mass media?
Come sindacato abbiamo ricevuto numerose segnalazioni, volevamo aiutare e far emergere la situazione. Siamo professionisti sanitari, ragione per la quale non ci basta una percezione, che avevamo in molti, ma c’era la necessità di dimostrarlo. Non si può superare certi ostacoli con sole teorie o percezioni.
Il personale sanitario aveva necessità di fatti inconfutabili.
Nursing Up con l’OMS, che non è un partner qualunque, ha attuato un’analisi del contesto nazionale, per studiare il fenomeno delle aggressioni degli operatori sanitari. I dati raccolti, su base volontaria, riguardava un campione di 1010 iscritti.
Potevano aderire i soli iscritti Nursing Up, non per campanilismo, ma per certificare l’autenticità dei dati. Vediamo questionari, quotidianamente, nel web, ma l’autenticità dei dati raccolti non sempre è verificabile o documentabile.
Nursing Up rispettò la privacy, ma si poteva accedere con la matricola e password.
Fu così che secondo me, il Nursing Up ruppe gli argini!
Era necessaria un’indagine per acquisire informazioni sul livello di violenza nei luoghi di lavoro, nel settore dei servizi sanitari in Italia.
La distinzione di genere, tra l’altro, secondo me è molto importante per addivenire ad una soluzione, facendo anche emergere il problema. Hanno partecipato all’indagine il 79% delle donne e il 21% degli uomini.
Il comunicato stampa, in merito al suddetto studio, fece molta notizia e scalpore! Finalmente, dopo anni di segnalazioni, denunce e frustrazioni, emergeva che:
“La violenza ai danni del personale sanitario è un'emergenza non più rinviabile”.
Potrei sbagliare, ma non mi sembra che le aggressioni, in ambito sanitario, fossero mai state oggetto di attenzione neanche dall’INAIL. Ho guardato senza successo.
Anche al fine del riconoscimento del lavoro usurante, ho cercato dati spendibili, taluni intuibili o contro deducibili, ma nulla di concreto.
Nel 2004, l’INAIL pubblicò un documento con dei dati, ma nulla di specifico, approfondito, che scavi nel particolare. Inquietante è leggere che nel 2003 si erano verificati 19 mila infortuni sul lavoro, due terzi dei quali hanno riguardato le donne e il 50% la classe di età 35-49 per entrambi i sessi.
Si parla di infortuni alla mano, lussazioni, colpi e cadute le caratteristiche più ricorrenti degli infortuni, ma come sono successe? Non interessava? ..e l’infermiere era l’operatore sanitario più a rischio. …ma una siffatta analisi, a cosa serve?
Sono fortemente critica anche verso i modelli ISTAT in uso negli ospedali. Provate ad osservarli. Analizzando i dati, cosa ne deduco?
Cosa ci chiede il modulo ISTAT, nel caso del decesso di un paziente?
Sono dati utili per ricostruire una storia, un fatto, una categoria, piuttosto che un'altra.
L’ISTAT ti dice i dati delle vittime di violenza, che accedono ad un pronto soccorso, ma non ho trovato distinguo circa dov’è successo? Ne se si trattava di un’aggressione in servizio. Eppure tra il 2014 e il 2019 c’è un incremento di accessi al Pronto Soccorso di donne con diagnosi di violenza, da circa 3.300 nel 2014 a oltre 7.600 nel 2019 (+133). In mezzo c’erano professioniste sanitarie?
Che da dati ufficiali costituiscono più del 70% della popolazione sanitaria?
Sempre dall’ISTAT, quando i dati circa la “violenza sul luogo di lavoro”, si concentra alle molestie sul lavoro e verso i ricatti sessuali in ambito di lavoro. Tutto molto importante, ma rappresenta un problema verso il personale sanitario, vale a dire come dimostrare l’importanza della violenza in ambito sanitario?
Il Nursing Up, interpellando i propri iscritti, ha potuto documentare che un infermiere su dieci (11%) ha subito violenza fisica sul lavoro, il 4%, addirittura, sarebbe stato minacciato con un’arma da fuoco. Uno su due ha affermato di aver subito aggressioni verbali. Il 68% delle aggressioni erano ad opera di pazienti. Questi dati scatenarono uno tsunami.
Però c’è molto da fare! Negli ultimi casi che ho seguito, il personale è stato intimidito, invitato, in un modo o in un altro a tacere, era vietato loro di fare anche interviste con i mass media! Le aziende, si limitano ai famosi audit, che molto spesso non hanno portato a nulla.
Altre volte, dall’audit, con il risk management dovrebbero essere estrapolate circostanze o fatti per prevenire, ma per carenza di mezzi o personale, non è stato detto o fatto nulla. Almeno nella Regione Lazio.
E’ anche successo che in certi casi, le segnalazioni di rischio di aggressioni o tentativi aggressivi verbali conducessero a richieste, intimidatorie, di relazioni, su relazioni nella speranza d’indurre al silenzio, anche per il futuro?
Il personale deve essere aiutato ad affrontare determinati episodi, spesso anche a vantaggio dell’utenza, perché negli eventi di violenza non ci guadagna nessuno. Ci sono anche episodi di pazienti violenti, che per paura o inadeguatezza, le persone presenti potrebbero fare scelte sbagliate, fino ad indurre alla morte dell’aggressore. Abbiamo visto numerosi casi in cronaca.
L’Emilia Romagna, mi dicono si sia organizzata per formare il personale sanitario, insieme alle forze dell’ordine ed altri. Si esercitano, in palestra, per fornire l’assistenza migliore, senza nuocere alla salute degli utenti e degli operatori.
Sappiamo perfettamente, che ci sono degli stati di alterazione patologici o da sostanze psicotrope, che potrebbero alterare la reazione del cittadino.
Il personale deve essere messo nella condizione di poter e saper intervenire, con cognizione di causa!
La fortuna, l’improvvisazione, non sono sistemi di prevenzione.
Serve più consapevolezza verso il fenomeno, sono state stilate leggi, enfatizzati inasprimenti di pene, ma al momento non mi sembrano abbiano sortito effetti importanti e/o efficaci.
Roma, 04.05.2023 |
Responsabile Regionale Nursing Up Lazio
Laura Rita Santoro