TE LA DO IO LA DIRIGENZA!
Breve disamina sulla dirigenza infermieristica in formato tascabile.
Un evento recente al quale ho assistito, mi ha ulteriormente aperto
gli occhi su quella piccola casta, ma veramente piccola in tutti i
sensi, nella quale si sta trasformando la dirigenza infermieristica.
È vero, lo ammetto con grande franchezza, non mi è stata mai
particolarmente simpatica e questa sensazione continua a perdurare
nel tempo, arricchendosi di nuove motivazioni e sfumature, non va
scemando. Anni fa di fronte ad una illustre rappresentante di questa
dirigenza, che oggi ha raggiunto la cuspide della propria carriera,
le riservai la definizione di “cassa di risonanza” della
dirigenza medica. Piccata mi sciorinò l’elenco di tutte le cose
che poteva fare in assoluta autonomia, ma non specificò all’interno
di quale libertà, interpretando la mia definizione in quello che lei
stessa definì una “scatola vuota”. Una cassa di risonanza è sì
una scatola vuota, ma con un significato più elevato, non può
godere di un suono proprio, ma partecipa all’esistenza di uno
strumento in mano a qualcun altro. Non si tratta di un’antipatia a
pelle, c’è un razionale e in cosa consiste? È presto detto. Un
termine tutto sommato abbastanza semplice nel suo significato è
autoreferenzialità, che sta appunto per ciò che si basa
esclusivamente su sé stesso e sui propri desideri, non curandosi dei
rapporti con altre realtà. L’esempio tipico che si propone in
questo caso è la frase: «questa frase ha cinque parole», cinque
parole, appunto, esprimono il significato della sua esistenza in un
moto circolare che si svincola da qualunque tipo di significato ad
essa esterno. La teoria dei sistemi autoreferenziali si fonda
sull’assunto generale che i sistemi complessi non sono
definibili se non rispetto ai propri componenti. Addentriamoci ancora
un po’ in qualcosa che già incomincia a far storcere il naso. La
presentazione di un evento dedicato alla dirigenza (un tempo i
“magnifici” erano 7, adesso sono diventati 367), ad un certo
punto afferma: «[…] ci sarà la possibilità di socializzare lo
stato delle trattative e le opportunità che si stanno delineando
oltre che i nodi ancora critici, ma anche con gli elementi che
riteniamo irrinunciabili (?) per una dirigenza che risulta essere
indiscutibilmente strategica per tutto il sistema e sulla quale si
conta per qualsiasi innovazione che si vuol realizzare». Avrete
percepito come, attraverso un’articolazione di proposizioni
subordinate, il cerchio si chiude in modo analogo alla frase delle
cinque parole. Pochi giorni prima, la FNOPI, organizzatrice di questo
evento, aveva confezionato lo slogan per la giornata internazionale
dell’infermiere in questo modo: «la sanità non funziona senza
infermieri». In questo senso il titolo di infermieri lo abbiamo
tutti (poi va distinto il fatto di chi possieda il titolo sic et
simpliciter e di chi esercita fattivamente la professione) anche se
poi nei vari curricula, il vero dirigente infermieristico non cita
quasi mai la sua formazione di base e in una data precisa “nasce”
dirigente. Questo implica il fatto che non sia assolutamente
necessaria alcuna esperienza clinica per dirigere chi ha la clinica
come pane quotidiano, che evidentemente fa funzionare il SSN ma è
fungibile, quindi non meritevole di particolari attenzioni per quanto
concerne riconoscimenti di carriera e salariali, per contro la
dirigenza è strategica (στρατηγικός «che è
proprio del comandante, dello stratego»), quindi molto semplicemente
si afferma che è lei che comanda, punto e basta. Chi entra a far
parte di un sistema complesso, autogiustifica se stesso, costruendosi
il proprio sistema di potere in base a definiti organigrammi e rimane
a se stante, qualcosa di completamente “altro” rispetto a ciò su
cui riversa il proprio comando. Noi siamo il sistema semplice, quello
dei fungibili appunto, privo di autoreferenzialità, perché
semplicemente non ne abbiamo bisogno, ciò che valiamo lo dimostriamo
quotidianamente ed è per questo che non meritiamo alcun tipo di
riconoscimento, al contrario di quelli del sistema complesso che
invece, solo perché attingono a questa peculiarità, si definiscono
meritevoli di vedere riconosciuti elementi che ritengono
irrinunciabili (se rinunciare sta per “cedere di propria volontà e
con chiara decisione qualcosa che già si possedeva con pieno
diritto”, declinandolo al negativo diventa: impossessarsi
volontariamente e con decisione di qualcosa che non si possiede con
pieno diritto). Dove vogliono arrivare i magnifici 367 comincia ormai
ad essere sufficientemente chiaro: appartengono ad un sistema
complesso, sono strateghi della professione infermieristica, pur non
avendola mai esercita, non possono rinunciare ad un diritto che
intendono lucidamente acquisire, cioè uscire dal comparto e meritare
una contrattazione separata come tutti gli altri dirigenti. E c’era
bisogno di doverla fare così tanto lunga per arrivare ad un finale
così tanto semplice? In effetti non sono bravo a prendere
scorciatoie, mi piace spiegare il perché delle cose, mi affido
troppo al buon senso, alla trasparenza nei rapporti, ritenendo che i
riconoscimenti devono essere dati in base a ciò che si mette in
evidenza in modo lampante, non si può far sempre finta di non vedere
e non capire, mentre si è tutti presi a seguire la propria strada
che volontariamente tende ad elidere chi non ha le possibilità di
percorrerla, perché ha semplicemente fatto altre scelte consentendo
in ogni caso il funzionamento di tutto ciò che ingloba in sé tutti
i sistemi. Così i magnifici diventeranno 367, ai restanti 450.000
cosa dire, continuiamo a disperdere le nostre energie in mille
rivoli, inutilmente, con pervicacia e ostinazione, sbraitiamo sui
social innescando e cadendo in trappole polemiche incapaci di
approdare ad alcuna finalità costruttiva, intanto abbiamo già chi
mangia la sua pappa sulle nostre teste, felice dello spettacolo che
stiamo rappresentando. Se si vuole dare una conclusione figurata a
quanto ho cercato di esporre, possiamo immaginare questo clima in
maniera analoga a quanto ci circonda: tutto quello che noi abbiamo
prodotto come scarto della nostra crescita, microplastiche che stanno
entrando in ogni ciclo vitale per rientrare a loro volta nel nostro
corpo, inquinamenti di ogni tipo, devastazioni ambientali che non
trovano nessuna giustificazione, hanno corrotto allo stesso modo buon
senso, altruismo, generosità, voglia di costruire insieme, perché
il futuro è di tutti non di ciascuno come singolo egocentrismo. «E
andando nel sole che abbaglia; sentire con triste meraviglia com’è
tutta la vita e il suo travaglio in questo seguitare una muraglia;
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia». Eugenio Montale.
Dario Porcaro