Libera professione per i dipendenti pubblici. Ecco la proposta di legge.
Alleghiamo in basso una proposta di legge che non solo ci soddisfa ma ci riempie di orgoglio.
Dietro a questa proposta c'è un lungo lavoro dei sindacati di categoria, in particolare del Nursing Up e ne avrete la prova nel testo ufficiale che alleghiamo in fondo pagina dove i Senatori nominano, non a caso, il Nursing Up.
Chi è venuto alla protesta Nursing Up di Rimini sa che al nostro fianco c'erano ben tre dei Senatori che vogliono questa legge approvata.
Nota bene, non è ancora una legge approvata.
In politica, come nei sindacati, bisognerebbe votare solo per I PROGRAMMI e non per i colori di una bandiera. La politica non va confusa con il calcio.
Ecco i nomi dei Senatori che hanno avuto la bravura di ascoltare i professioni sanitari: SILERI, CASTELLONE, DESSÌ, GALLICCHIO, LANZI, LOMUTI, ANGRISANI, ROMAGNOLI, AIROLA, Giuseppe PISANI, MAIORINO, CASTALDI, MORRA, ROMANO, DELL’OLIO, LUPO, NOCERINO, ACCOTO, LEONE, RICCIARDI, PIRRO, LANNUTTI e MAUTONE
Ricordiamoci questi nomi...
La proposta di legge avanzata è la numero 1284, si intitola così: Disposizioni
in materia di attività libero-professionale intramuraria delle
professioni sanitarie di cui alla legge 1° febbraio 2006, n. 43.
Gli onorevoli Senatori affermano che il nostro Servizio sanitario nazionale necessita di una modernizzazione che preveda la riconduzione dell’ambito ospedaliero alla sua vocazione di risposta a determinati e specialistici bisogni dei cittadini. Inoltre è necessario realizzare un’assistenza territoriale capillare ed estesa con presìdi sanitari e socio-sanitari quanto più prossimi ai cittadini.
In questo ammodernamento il ruolo dell’assistenza infermieristica è essenziale in ospedale come sul territorio anche se, cosa che risulta incomprensibile, nel nostro ordinamento solo ad alcuni dipendenti del Servizio sanitario, appartenenti alla dirigenza sanitaria, medica e veterinaria, è consentito esercitare l’opzione li bero-professionale intramoenia disciplinata contrattualmente, mentre non è prevista per le professioni sanitarie di cui alla legge 1° febbraio 2006, n. 43.
Eppure la conquista della dimensione di professione autonoma e libera nell’accezione propria delle altre professioni formate con laurea magistrale, che oggi l’infermiere ha, dovrebbe prevedere come suo corollario il suo diritto ad esercitare la libera professione, sia come soggetto autonomo, come già avviene anche se con modalità da migliorare e valorizzare, ma soprattutto come dipendente del Servizio sanitario, al pari dei profili professionali della dirigenza sanitaria.
L’Organizzazione mondiale della sanità, indica la valorizzazione delle professionalità sanitarie come uno degli elementi peculiari e dirimenti per poter assicurare agli abitanti della terra il diritto ad adeguati servizi sani tari. Tali professionisti sono costretti a svolgere funzioni non pertinenti con la loro elevata qualificazione professionale, in tal modo mettendo in serio pericolo il diritto del cittadino ad avere un’assistenza infermieristica di livello adeguato.
Senza interventi risolutivi le contestazioni degli infermieri sono destinate a continuare, come già annunciato dal sindacato Nursing Up, perché in alcune aziende si è arrivati addirittura al punto di immaginare, ed in qualche caso sfortunato ad operare di fatto, la sostituzione del professionista infermiere con svariate al tre figure di supporto, mettendo in tal modo in discussione la qualità di un sistema di prestazioni complesso e delicato come quello sanitario, ma anche comprimendo le potenzialità dei professionisti sui quali, in tale maniera, grava un peso, già rilevante, di incombenze e di responsabilità.
L’istituzione dell’attività libero-professionale intramoenia per tutte le professioni sanitarie, permetterà, dunque, di abbattere quel sommerso rilevante e crescente nel mercato delle prestazioni sanitarie e risponderà soprattutto alle attese e domande di salute dei cittadini.
Le famiglie con una persona non autosufficiente a carico sono 920.000, per non parlare dei 2,5 milioni di famiglie con minori (delle quali 720.000 con bambini da 0 a 3 anni).
Una vasta platea di utenti che si avvale in primis degli infermieri, ma anche di altri professionisti sanitari non medici, per effettuare prelievi, iniezioni, misurazione e registrazione dei parametri vitali, medica zioni, bendaggi, flebo, infusioni, perfusioni e assistenza notturna.
Nel 2017 (fonte FNOPI/CENSIS/ISTAT) sono costate agli italiani 6,2 miliardi di euro in un solo anno, registrando un mercato sommerso rilevante (quasi il 50 per cento degli acquirenti ha dichiarato di aver pagato in nero). Ma non è tutto, visto che le preferenze dei pazienti sono andate, nella maggior parte dei casi, verso l’infermiere pubblico (30,4 per cento), un professionista che ispira fiducia all’84,7 per cento degli italiani.
Con il presente provvedimento si completa il processo di valorizzazione dell’infermiere e delle altre professioni sanitarie che devono diventare attori del servizio intramoenia in team assistenziale per poter godere di una loro esclusività, un loro tariffario e costruire un rapporto di fiducia con il paziente.
L’Art. 1-bis. Recita cosi: gli operatori delle professioni sanitarie di cui all’articolo 1 della legge 1° febbraio 2006, n. 43, che prestano la propria attività in regime di lavoro dipendente a tempo pieno o parziale presso strutture sanitarie pubbliche possono esercitare attività libero professionale, anche intramuraria, in forma singola o associata secondo le disposizioni previste all’articolo 1 della presente legge.
Ricordiamoci i nomi di chi vuole aiutarci e abbandoniamo chi ci ignora.
Alleghiamo
la proposta di legge integrale, cliccando qui.