Infermieri primi per violenza subita

Infermieri primi per violenza subita

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La violenza contro gli infermieri è un fenomeno sottostimato in quanto molti colleghi evitano di denunciare, è un problema serio e diffuso in molti paesi del mondo.

Gli infermieri sono esposti a situazioni di violenza verbale e fisica da parte di pazienti, familiari dei pazienti e visitatori. Questa violenza può avere conseguenze psicologiche e fisiche per gli infermieri, e può anche influire sulla qualità della cura fornita ai pazienti.

Secondo un’indagine dell’Università di Tor Vergata del 2019 sugli infermieri che hanno subito aggressioni, si sono manifestate in sputi (43,1%), a seguire lancio di oggetti, graffi, schiaffi-pugni, spintoni, calci, morsi(0,3%). Non parliamo poi delle aggressioni verbali, insulti, minacce, molestie sessuali, palpazione. Le ripercussioni psicologiche possono essere devastanti, rabbia (58,8%), senso di impotenza, ansia, disgusto, tristezza, paura, etc.

Le cause della violenza contro gli infermieri sono molteplici e complesse. Disturbi mentali o comportamentali, la lunga attesa, la frustrazione per la mancanza di attenzione immediata, la carenza di personale infermieristico e la mancanza di sicurezza sul posto di lavoro.

Molte organizzazioni hanno sviluppato programmi di formazione (con scarsi risultati) per il personale sanitario, sperando di aiutare a prevenire e gestire le situazioni di violenza.

Le autorità competenti, dopo molteplici segnalazioni del Nursing Up, stanno lavorando per aumentare la sicurezza sui luoghi di lavoro degli infermieri. Tuttavia, la soluzione a lungo termine richiede un approccio globale che affronti le cause profonde della violenza, come la mancanza di risorse e la scarsa attenzione alla salute mentale dei pazienti. 

A livello nazionale sono 5000 all’anno gli infermieri che subisco aggressioni fisiche o verbali e il personale infermieristico rappresenta la categoria di professionisti che subisce maggiormente violenze (46%), ripetiamo, è una sottostima in quanto molti colleghi evitano di denunciare.

Dati allarmanti arrivano dagli ospedali toscani, trimestre luglio-settembre 2022, i dati riferiscono che nell’ultimo trimestre (1 luglio-30 settembre 2022) cu sia un netto aumento delle aggressioni, e in particolare modo di quelle verbali (il totale si attesta sulle 400 aggressioni, di cui 85 fisiche). Quindi una variazione percentuale del 48% che sulle aggressioni fisiche è del 30%.

Secondo l’Inail la percentuale di infortuni da violenze sul totale degli infortuni non mostra differenze significative nel tempo, per nessuna area geografica. Le frequenze per classe di età evidenziano come gli operatori della sanità soggetti ad aggressioni non presentino differenze significative della distribuzione per età rispetto agli operatori sanitari vittime di infortuni nel loro complesso.

Nel 2019 l’Oms, in collaborazione con il Sindacato Nursing Up, ha sottolineato in Italia, un aumento allarmante di segnalazioni delle molestie verbali, discriminazioni e violenza fisica verso gli operatori sanitari.

Un infermiere su 10 ha subito violenza fisica sul lavoro e il 4% è stato minacciato con una pistola nell’ultimo anno. Il 79% sono donne.

Nello stesso anno Nursing Up aveva lanciato un allarme concreto alle istituzioni, con una esplicita richiesta/appello per ripristinare, all’interno dei nosocomi, i presidi fissi delle forze dell’ordine, soppressi da tempo in numerose realtà sanitarie.

Dal 2022 Il Presidente del Nursing Up Antonio De Palma ha voluto fortemente, per tutti i suoi associati, una copertura assicurativa gratuita contro le aggressioni.

L’O.S. Nursing up chiede di:

  • aumentare le risorse umane: non si può continuare a lavorare sottorganico, gli operatori sanitari devono essere in numero adeguato per poter soddisfare tutte le esigenze assistenziali degli utenti e dei loro familiari;

  • elaborare progetti educativi rivolti anche agli utenti;

  • elaborare a livello legislativo una specifica disciplina nell’ambito della prevenzione;

  • implementare la partecipazione da parte delle aziende a sostegno del procedimento penale intentato dall’aggredito: l’azienda si potrebbe costituire parte civile nel procedimento penale, ogni qualvolta si verifichino atti di violenza ed aggressione a danno degli operatori sanitari oppure potrebbe sostenere le spese legali del dipendente aggredito;

  • elaborare procedure aziendali per la prevenzione degli atti di violenza a danno degli operatori sanitari;

  • prevedere strutturalmente anche zone di sicurezza dove il personale può rifugiarsi in attesa del soccorso da parte di altri operatori esterni;

  • implementare il numero di agenti della Polizia di Stato all'interno dei nostri presidi;

  • definire un protocollo d'intesa tra le Aziende e le Forze dell'ordine che regolamenti le modalità di collaborazione per la gestione di questi casi;

  • riportare con cura le conclusioni della valutazione del rischio nel “documento valutazione rischi”;

  • implementare la presenza di mediatori culturali, per migliorare la comunicazione con gli utenti stranieri.

Quella dell'infermiere è una professione estenuante, difficile, carica di rischi e responsabilità con una paga che non consente di arrivare a fine mese (in Italia). Secondo uno studio fatto dai ricercatori della School of Nursing dell’Università del Michigan l’infermiere ha un rischio di suicidio doppio rispetto alla popolazione generale, rischio 70% superiore rispetto al medico e pensano che la situazione potrà solo peggiorare, in particolare in Italia dove un infermiere percepisce mille euro in meno a un collega del Nord Europa.

Congedi per le donne vittime di violenza nel nuovo CCNL
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