INFERMIERA RIFIUTA PREMIO COVID-19.RESTITUISCE I SOLDI TRAMITE BONIFICO.

INFERMIERA RIFIUTA PREMIO COVID-19.RESTITUISCE I SOLDI TRAMITE BONIFICO.

Spett.le Dott. Egidio Schiavetti
Responsabile della Segreteria
Assessore alla Sanità e
Integrazione Socio Sanitaria
Via Rosa Raimondi Garibaldi
n. 7 00145 Roma


Oggetto: ACCORDO SU PREMIALITA' COVID-19 - COMPARTO- 30 novembre 2020 

Il Nursing Up è a favore della divisione degli incentivi sulla base di parametri come il rischio di infezione, i tassi di mortalità e le volte in cui i dipendenti vengono chiamati in giudizio.
La presente facendo seguito all’accordo sottoscritto dalle “solite” sigle, secondo cui si sarebbe inteso gratificare il comparto sanitario con una premialità economica, verso i lavoratori che sarebbero stati impegnati, nella Regione Lazio, a contrastare il COVID-19.
Secondo i sottoscrittori si sarebbe voluto riconoscere l’impegno e lo spirito di abnegazione dei lavoratori, che avrebbero garantito la tenuta del sistema sanitario, operando al meglio per il bene e la salute dei cittadini.

Nello stesso accordo si parla di “importanti assunzioni di personale”, soprattutto infermieristico, senza considerare che molti degli infermieri assunti, sono stati chiamati a tempo determinato, altri sono stati costretti a raggiungere la struttura lavorativa senza che gli fosse permesso di andare esenti dal prestare il preavviso nei confronti delle strutture di partenza, …e i ristori riconosciuti, quando riconosciuti, non hanno ripianato minimamente i danni richiesti ai dipendenti per i mancati preavvisi.

Durante il periodo estivo, superata l’emergenza iniziale, molti professionisti ospedalieri, già stremati, hanno dovuto recuperare le attività sospese a causa del COVID-19. Prevedendo un’ulteriore urgenza da COVID-19, la Regione Lazio avrebbe potuto proseguire con le assunzioni, al fine di consentire preavvisi idonei senza richieste di danni dei precedenti datori di lavoro, ma anche un periodo “congruo” di affiancamento.

Sarebbe stato anche un segno di stima e apprezzamento per il personale sanitario del comparto, perché l’assistenza verso i pazienti ha necessità di esperienza, piuttosto che d’improvvisazione cui si è stati costretti nella fase iniziale - ma si prosegue verso la stessa direzione.
Condividiamo che il fabbisogno non è ancora soddisfatto; siamo, peraltro, a rimarcare che il personale infermieristico è ancora demansionato, nonostante si sia prodigato al massimo, a causa dell’emergenza COVID-19.

La Regione Lazio si esprime circa il superamento del precariato entro i primi mesi dell’anno 2021, ma sta assumendo personale a tempo determinato, nonostante la graduatoria di un concorso pubblico e con la permanenza negli ospedali, anche pubblici, di società esternalizzate che forniscono prestazioni infermieristiche sotto l’egida di procacciatori di lavoro.

Si ha, perciò, l’impressione che la Regione Lazio abbia erogato somme e conferito priorità a tutto ciò che non è pubblico, per poi utilizzare in maniera intensiva il personale dipendente pubblico in frangenti come l’emergenza COVID-19. Celebrare il celere piano “straordinario” di assunzioni risulta paradossale, poiché si chiede da anni - ed è stato necessario il COVID con le problematiche da esso generate - per accorgersi che la situazione sanitaria nel Lazio era alla deriva!

Abbiamo visto l’implementazione del personale OSS, nella Regione Lazio, anche nell’interesse dei pazienti, poiché i pochi Infermieri, nonostante il demansionamento, non debbano essere costretti a scegliere tra il cambio di un pannolone o un prelievo ematico per valutare un imminente infarto. L’implementazione del personale OSS, come scritto nel documento, non deve essere considerata un’alternativa al personale infermieristico, come è avvenuto fino ad oggi negli ospedali del Lazio.

Tra l’altro, stiamo raccogliendo numerose adesioni di colleghe Ostetriche, assunte con contratti discutibili, a partita IVA, retribuite 10,00 euro l’ora circa.

Questo modus procedendi può compensare il fabbisogno del personale, ma non ne crea la fidelizzazione; cosicché, quando le risorse umane in parola trovano di meglio - e non è difficile - attuano un esodo assai spedito! …anche in questo caso, si ha l’impressione che, per la Regione Lazio, l’esperienza dei professionisti sanitari del comparto sia priva di valore. Ci risulta arduo immaginare la Regione Lazio come “modello di riferimento” per l’inserimento di risorse umane negli ospedali pubblici, dal momento che erano più di 10 anni che non eravamo affiancati da colleghi giovani da formare e informare, per il futuro assistenziale dei pazienti e nell’interesse di questi ultimi.

Nell’accordo in oggetto, improvvidamente esaltato, si prevede un’indennità COVID 19 aggiuntiva, per i mesi di novembre e dicembre 2020, legata alla effettiva presenza in servizio che tenga conto del fattore di rischio in base ai reparti/servizi in cui si opera, indipendentemente dal profilo.

La Regione Lazio, benché prometta la verifica degli importi erogati, non ha fatto riferimento né ha considerato le promesse deluse del precedente incentivo COVID, in relazione al quale molti colleghi, anche esposti, non hanno percepito quanto era stato loro promesso: come, ad esempio, i colleghi che lavorano in COVID Hospital, ma in dialisi: secondo la Regione Lazio, non sarebbero stati esposti abbastanza, benché dovessero trattare con la dialisi soltanto pazienti affetti da COVID-19.

Nella Regione Lazio s’ignora completamente che i lavoratori che hanno denunciato più contagi per un valore del 39,2% sono sanitari, ma soprattutto che oltre 83% sono Infermieri, seguiti dagli OSS (questi ultimi non nella Regione Lazio, dal momento che non ne sono mai stati assunti a sufficienza).

Nel dettaglio, le categorie più colpite dai decessi, sono nel 58% dei casi Infermieri. Nella Regione Lazio, che addirittura vorrebbe proporsi come “modello”, secondo i dati INAIL tra i professionisti sanitari che hanno denunciato un’infezione dal COVID-19 gli Infermieri sono stati l’86,2%, il 3,2% in più rispetto alla media nazionale!
Nessuno si è preso il disturbo, al momento, di valutare, quanti tra i positivi al COVID-19, provengano da realtà formalmente considerate “COVID free” ! Non è chiaro come verrà calcolato il turno di notte. In teoria dovrebbe valere il doppio, dal momento che il turno inizia in un giorno e finisce in un altro. …ma spesso nelle aziende ospedaliere abbiamo rilevato errori.


Facendo seguito ai detti calcoli, tenuto conto che nel mese di novembre 2020 la sottoscritta Responsabile Regionale del Nursing Up dovrebbe aver lavorato 18 giorni, fatta eccezione per il 2 novembre - giornata in cui ha partecipato al doveroso sciopero, è previsto che la sottoscritta lavori altri 16 giorni per il mese di dicembre, per un totale di 34 giorni, escludendo le ferie di Natale che sono in attesa di approvazione; pertanto, la sottoscritta potrebbe godere della “esosa” somma di 204 euro, tasse escluse.

Nelle giornate di novembre so di colleghi ammalatisi di COVID-19, anche negli ambulatori, so della presenza di utenti numerosi, gestiti faticosamente. Giudico, pertanto, i suddetti 204 euro un importo offensivo, una “elargizione” che rifiuto volentieri, simbolicamente, per tutta la mia categoria che in questo periodo non si è affatto svagata. L’importo celebrato dalla Regione Lazio è ben diverso dal “principio di premialità COVID 19”.

Nulla da togliere agli appartenenti alla quarta fascia, ma l’impegno dei miei colleghi, la mia categoria professionale, il rischio di esposizione al COVID-19, il disagio, non può essere valutato e umiliato con le suddette modalità.

Ho deciso, quindi, di procedere ad un bonifico onde restituire i 204 euro, vale a dire quanto previsto, per la sottoscritta, dalla Regione Lazio, a titolo d’indennizzo disagio COVID 19, a: Regione Lazio - Tesoreria - IBAN IT50A0760103200000000785014 .

Cordialmente

Laura Rita Santoro