I diritti dei lavoratori sanitari: un'analisi storica
Fino agli anni '90, le Unita Sanitarie Locali (USL) italiane si preoccupavano principalmente di erogare un'assistenza sanitaria di qualità. I diritti dei lavoratori sanitari erano rispettati, il numero di dirigenti era molto inferiore a quello di oggi, gli stipendi erano adeguati e le risorse distribuite bene.
Tuttavia, con il Decreto legislativo 502 del 1992, le USL sono state trasformate in Aziende Unità Sanitarie Locali (AUSL). Questo cambiamento, è evidente, ha avuto un impatto negativo sulla vita privata e professionale degli operatori sanitari.
Innanzitutto, gli stipendi dei lavoratori sanitari sono rimasti fermi per decenni, nonostante il costante aumento dei rischi, delle responsabilità e dei carichi di lavoro.
In secondo luogo, il numero di dirigenti è aumentato a dismisura, insieme ai loro premi produttività e stipendi (che un professioniste solo si sogna).
In terzo luogo, le AUSL hanno iniziato a interpretare la legge a loro piacimento, inventandosi le ferie richiamabili, il riposo con il pallino, i recuperi ore mai recuperati e la pronta disponibilità virtuale a indennità zero.
Tutto questo è spesso in contrasto con i diritti dei professionisti delle professioni sanitarie.