COVID E TERAPIE INTENSIVE INADEGUATE

COVID E TERAPIE INTENSIVE INADEGUATE

COMUNICATO STAMPA:

Egr. Direttore Generale ASL Roma 5

Spett.le Ministero della Salute
Spett.le Regione Lazio


Oggetto: condizioni inadeguate della terapia intensiva COVID, presso il presidio ospedaliero di Palestrina

La presente nonostante non avremmo mai immaginato di dover riscrivere a proposito del Presidio ospedaliero di Palestrina, tornato ad essere un COVID Hospital. Non avremmo mai desiderato scrivere in proposito poiché si auspicava che fosse tutto in ordine, dopo il terribile periodo precedente, d’inizio anno.

Innanzitutto, si sottolinea la necessità di rimodulare i turni del personale. Nella struttura COVID, si deve rimodulare la turnazione dei sanitari per proteggerli da un futuro di burnout e altri disturbi da stress patologico, ma soprattutto contrastare nella maniera più efficace il rischio di contagio del personale stesso.

ASL Roma 5 - condizioni inadeguate della terapia intensiva COVID, presso il presidio ospedaliero di Palestrina Pag. 2 di 15 Siamo in grado di documentare iconograficamente di stanze COVID prive di finestre e/o filtri tra personale e pazienti: non esistono vetri, quindi si suppone che non possano esservi stanze a pressione negativa.
Chi potrebbe sorvolare sulla necessità, in questo particolare momento storico, di politiche mirate alla prevenzione delle infezioni?
Ci aspettiamo un tempestivo e consistente aumento di stanze a pressione negativa, si mostra impensabile una diversa ipotesi in una struttura qualificata ed operante come Covid Hospital. Ciò detto, nella terapia intensiva COVID piove.
Ancora, non è chiaro, ad oggi, se e quando il personale potrà svestirsi per bere, mangiare o andare in bagno.
Abbiamo visto, in altre realtà, gli operatori sanitari costretti ad indossare “pannoloni”. La quotidianità che si prospetta non può essere affrontata così! Otto, nove ore da trascorrere incapsulati in una bardatura che ogni momento ricorda ai colleghi il rischio legato all’esposizione, al contagio; tutto questo mette a dura prova il personale, anche perché si vive il costante confronto con pazienti, che possono essere intubati e incoscienti oppure invece essere in grave ambasce ma consapevoli.

Ormai sappiamo che con il Covid-19 ci dovremo battere tutti quanti e per lungo tempo. È assurdo pensare che le condizioni della terapia intensiva COVID di Palestrina non siano al pieno dell’efficienza ed efficacia. Ci aspettavamo che nel lungo periodo i colleghi, attivi nei reparti Covid, fossero stati garantiti anche a livello di benessere epidemiologico e psicoemotivo, dal rischio legato alla contrazione d’infezioni, burnout, disturbi dello stress da trauma di cui l’impatto violento con l’emergenza sanitaria plausibilmente potrebbe provocare l’insorgenza.

Occorre ripensare la rotazione dei turni nei reparti Covid - come già la scrivente O.S. ebbe a rimarcare per iscritto -, è necessario assimilare al turno i tempi di vestizione e svestizione e comunque riprogrammare l’organizzazione del lavoro per chi è in trincea pandemica, il che deve rappresentare una priorità per la governance della Direzione in indirizzo. Il fenomeno pandemico dovrebbe averci insegnato che Medici, Infermieri, Operatori sociosanitari, Tecnici di laboratorio e tutti i professionisti della Sanità sono un patrimonio collettivo preziosissimo.
Come tale va protetto a tutto tondo, in maniera concreta. Ci duole, altresì, enfatizzare che dai dati INAIL, pubblicati il 21.10.2020, il 39,2% delle infezioni coinvolge il personale sanitario; ma quello che preoccupa di più questa O.S. è che oltre l’83% delle infezioni denunciate riguardano infermieri (seguiti dagli operatori sociosanitari) e nel 9,5% dei casi l’evento è stato mortale, ASL Roma 5 - condizioni inadeguate della terapia intensiva COVID, presso il presidio ospedaliero di Palestrina Pag. 3 di 15 Nella Regione Lazio tali percentuali aumentano all’86,2% e del pari avviene per il personale infermieristico.

Il risk management dovrebbe essere un processo olistico che concerne tutti i rischi e le loro relazioni, inclusi tutti gli effetti, una risposta organizzativa al bisogno di ridurre gli errori ed i loro costi. Nel suo senso più ampio, il Risk Manager si occupa delle procedure necessarie a ridurre tutti gli elementi di rischio, non semplicemente i fattori clinici. Si chiede, pertanto, l’attuazione degli interventi più concreti e mirati alla sicurezza dei colleghi; nel contempo, denunceremo le inadempienze riscontrate nelle Sedi opportune.

Roma, 27.10.2020                    

                                                    Resp. Regionale Nursing Up Lazio

                                                                   Laura Rita Santoro