CHE FINE HA FATTO LA SALUTE MENTALE A VITERBO ?

CHE FINE HA FATTO LA SALUTE MENTALE A VITERBO ?

Il Sindacato degli Infermieri Italiani
Segreteria Area Nord Lazio Viterbo-Rieti
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Prot. 40 /2020

• Al Presidente Commissione Sanità Regione Lazio dott.G.Simeone
• Al Vice Presidente Commissione Sanità Regione Lazio Dott. Loreto Marcelli • All’Assessore Sanità Regione Lazio dott.A. D’Amato
• DIREZIONE REGIONALE SALUTE E INTEGRAZIONE SOCIOSANITARIA
• Al Comando Carabinieri NAS
• Studio Legale Marco Croce
• Segreteria Regionale NURSING UP


Oggetto: CHE FINE HA FATTO LA SALUTE MENTALE A VITERBO


CHE FINE HA FATTO LA SALUTE MENTALE A VITERBO? TRISTE STORIA DELLO SPOSTAMENTO DI UN SPDC.

Dopo il Covid-19 un’altra e più devastante crisi sanitaria sta per 
esplodere, probabilmente ancora più grave perché sottile e nascosta: l’ondata di patologie psicologiche e psichiatriche.
La lunga quarantena, la solitudine e l’isolamento, i problemi economici, 
i lutti e lo smembramento delle famiglie hanno acuito le difficoltà della nostra società, andando a colpire in maniera ancor maggiore quella parte fragile della popolazione che già era in difficoltà.
Le 
maggiori società scientifiche italiane e mondiali hanno avvertito da mesi dell’incipiente rischio di uno tsunami psicopatologico, che inonderà il già precario sistema sanitario nazionale. I primi risultati sono sulle pagine dei quotidiani e sui siti della agenzie di stampa di questi giorni, con numerosi
suicidi e ricoveri in TSO che hanno saturato i reparti psichiatrici italiani. Il problema, che appare
grave a livello nazionale, lo è ancora più per la salute mentale della provincia di Viterbo: anni di
politiche di tagli e di poca attenzione alle fasce più deboli hanno depauperato enormente il già carente Dipartimento di Salute Mentale della ASL di Viterbo. I pochi psicologi e psichiatri, i
pochissimi infermieri ed assistenti sociali ed i rari tecnici della riabilitazione psichiatrica stanno cercando di fare da argine con le scarse risorse che possiedono, ultimi fra gli ultimi: i Centri di Salute Mentale, durante la quarantena, non hanno mai smesso di lavorare, visitando i pazienti in emergenza e mettendo a rischio la loro incolumità per il bene di tutta la popolazione. Nell’ultimo mese, a peggiorare ulteriormente la situazione, è purtroppo avvenuto lo scellerato spostamento del reparto
psichiatrico SPDC dall’ospedale di Belcolle (solo 8 posti) a quello di Montefiascone (da 8 portato a 4 posti).
Se prima, viste le più volte segnalate criticità del fatiscente reparto, era difficile che un 
paziente venisse curato con dignità ed in sicurezza, adesso è sicuramente impossibile.
Il Servizio 
Psichiatrico Diagnosi e Cura di Montefiascone, seppur nuovissimo e splendente, è troppo piccolo, severamente sottodimensionato rispetto alle esigenze, avendo soltanto 4 posti letto. Il corridoio è strettissimo, il giardinetto piccolo e scarsamente protetto, gli operatori sono accalcati in due stanze ed i pazienti in altre due. Il tutto, inoltre, è troppo lontano dalle nevralgiche necessità dell’ospedale di Belcolle: i pazienti sono a forte rischio medico, vista l’assenza di una qualunque articolazione ospedaliera. Manca la rianimazione ed il reparto di cardiologia, manca un vero pronto soccorso,
mancano la TAC, la Risonanza Magnetica e tutte le tecnologie di supporto ad un reparto d’urgenza che si voglia considerare tale. Considerando che la Regione Lazio ha indicato, per il bacino di utenza della provincia, la possibilità di aprire sino a 30 posti letto (in due reparti da 15) appare evidente anche al cittadino più digiuno di psichiatria la gravità della situazione attuale. Le nefaste conseguenze si stanno rivolgendo anche alla assistenza psichiatrica dell’ospedale di Belcolle, con il pronto soccorso pieno di pazienti in attesa di trovare un posto letto in psichiatria, parcheggiati per ore, addirittura giorni.
Ci chiediamo se veramente è risultato impossibile trovare un reparto più adatto 
negli enormi corridoi e padiglioni di Belcolle oppure se è stato più semplice spostare i pazienti psichiatrici, quelli che fanno meno clamore, quelli peggio rappresentati, quelli che non vanno a votare.

Che fine hanno fatto i politici viterbesi ?

Perché si appendono le medaglie al petto per altre 
meritevoli iniziative sanitarie e dimenticano le famiglie ed i pazienti con problemi psichici ?

Parafrasando un celebre motto:
“Triste è quella provincia che ha bisogno di operatori della salute 
mentale che siano costretti a fare gli eroi”.

In considerazione che alla data odierna nulla è stato fatto, con la presente 
chiediamo vista la urgenza creatasi, che immediatamente vi sia:
• il ritorno del Reparto Spdc e del Day Hospital Psichiatrico afferente, presso il Presidio di Belcolle (Ospedale DEA) con le caratteristiche di come dispone la normativa in atto;

• la assegnazione urgente dei 15 posti letto stabiliti nell’ultimo atto aziendale e mai riconosciuti. La normativa regionale/nazionale stabilisce 1 posto letto ogni 10.000 abitanti (quindi nella nostra Provincia dovrebbe avere n°30 posti letto a monte dei 320.000 abitanti);

• il potenziamento dell’organico assegnato con l’inserimento anche, della figura del Terapista
della Riabilitazione;

Per i CSM:
• il varo definitivo dei Distretti Psichiatrici A-B-C con il riconoscimento per ognuna, di una sola sede Distrettuale aperta sulle 12 ore con la presenza di una equipe multidisciplinare per le
emergenze (attualmente sono presenti ben 5 Sedi periferiche con ben 5 équipe multidisciplinari). Ciò crea un utilizzo improprio di personale in attesa per le emergenze, che potrebbe essere impiegato per un aumento delle attività domiciliari.

• Per i NAS

Un controllo sulle strutture, sul numero degli operatori, sul numero dei posti letto secondo le normative regionali.
Riteniamo opportuno un intervento delle Cariche pubbliche in indirizzo, atto a risollevare la Psichiatria nella nostra Provincia.
Nel ringraziare per l’attenzione, si resta in attesa di un pronto e fattivo intervento e si porgono distinti saluti.

Viterbo 13/05/2020
Segretario Area Nord Lazio Nursing Up

F.M. Perazzoni