Asl Roma 3, situazione poco sicura e direttive non adeguate.

Asl Roma 3, situazione poco sicura e direttive non adeguate.

Il Sindacato degli Infermieri Italiani Regione Lazio
Cell. 347/5871031 - www.nursinguplazio.it = mail: regionalelazio.nursingup@gmail.com



Al Direttore Generale San Camillo

Al Direttore Generale Asl Roma 3

protocollo@pec.aslroma3.it

protocollogenerale@scamilloforlanini.rm.it


Oggetto: situazione poco sicura e direttive non adeguate alla realtà operative

La presente poiché purtroppo dopo aver già scritto, in proposito, dallo scorso marzo 2021, nulla è cambiato, anzi, non immaginavo fosse possibile peggiorare. 

Sono numerose le personalità scientifiche, che documentano una recrudescenza di patologie psichiatriche a livello nazionale. Il Covid, l’isolamento dovuto ai lockdown, non hanno aiutato, ma hanno aumentato ed esacerbato situazioni già borderline. Un profano, alla luce dei suddetti fatti, si aspetta un ampliamento, “formale” di posti letto e servizi. 

Invece no! Dopo anni di attesa, hanno scelto di chiudere e ristrutturare varie strutture SPDC come quello del Grassi di Ostia, la struttura all’interno del Policlinico Umberto 1, il reparto all’interno del Santo Spirito, l’unità di degenza SPDC di Civitavecchia. Oserei dire tempestivi nell’agire, in un periodo del genere? 

Sembra paradossale chiudere chance di posti letto per pazienti psichiatrici, quando se ne ha molto bisogno. Ebbene, in data 14.08.2020, la ASL Roma 3, rende nota una procedura per la “contenzione fisica di pazienti ricoverati presso i servizi di psichiatrici di diagnosi e cure della ASL”. 

Il contesto di cui sto scrivendo, all’interno del territorio dell’ospedale del San Camillo, ma a gestione della ASL Roma 3, è costituito dal 15 posti letto regolari, con impianto di ossigeno e tutto ciò che dovrebbe essere necessario per il ricovero ospedaliero di un paziente, ..e 4 posti letto lungo il corridoio. Attualmente nella struttura ci sono due turni d’infermieri composti da tre unità e tre turni composti da quattro unità. Nei turni da quattro unità, nel caso di assenze a vario titolo, non è prevista integrazione del personale infermieristico. 

Non mi risultano OSS in supporto al personale infermieristico. Paradossalmente, la direzione in oggetto, sembrerebbe ignara della situazione, dal momento che nel suddetto documento che riguarda la contenzione, è evidente che s’invita il personale:  a stimolare un ambiente tranquillizzante, si dovrebbe valutare il rischio oggettivo, riferibili al paziente o ad altre persone presenti, il personale sanitario, “ove possibile”, avvalendosi del personale di supporto, applica i mezzi di contenzione prescritti. …ma dall’agosto 2020, data in cui venne prodotto il su indicato documento, il personale di supporto è una illusione. 

In un anno, l’azienda in indirizzo non è riuscita ad inserire, nel suddetto reparto, personale di supporto.
Nonostante il fatto che nel documento, si parla e spesso, di attività partecipate da personale medico, infermieristico e di supporto. 

- Nel reparto i posti letto in corridoio potrebbero essere causa d’impedimenti, nel cercare una via di fuga. …ciò è deprecabile!  Durante il contenimento, vengono descritte una serie di attività fondamentali, come il controllo dei parametri vitali, l’aiuto nell’alimentazione, come pure l’alternativa all’alimentazione con terapie di supporto all’alimentazione, come le idratazioni parenterali. Dove non s’immagina che per farlo serva tempo e persone. 

- Si prescrive, inoltre, la mobilizzazione che deve essere eseguita almeno ogni due ore, per 10 minuti, a rotazione, e per ciascun arto. Quindi 40 minuti da dedicare per ogni paziente, in contenzione, tenendo conto che la formazione del personale infermieristico, prevede azioni a due unità, per tutela del personale e degli stessi pazienti. Se gli infermieri fanno turni da sette ore e dodici, durante il giorno, dovrebbero mobilizzare ogni paziente, 4 volte a turno. Se i pazienti, oggetto di contenzione, com’è successo, sono cinque, su 19 pazienti, dovrebbero essere fatte 20 mobilizzazioni ogni turno. Quindi il personale dovrebbe avere, secondo quanto previsto dal suddetto protocollo, almeno 800 minuti da dedicare ai pazienti da mobilizzare, con contenzione, senza contare le necessità assistenziale degli altri utenti presenti. In 800 minuti, diviso 60 che sono i minuti che costituiscono un ora, il personale, che deve lavorare in coppie da due, può mobilizzare un paziente, con le indicazioni date, in 6,5 ore, ….ma non tutti i turni sono costituiti da quattro infermieri! Un protocollo, un indicazione aziendale che non tiene conto che nel suddetto reparto ha altri 14 pazienti ricoverati. Sono indotta a pensare che non si tenga conto di tutte le incombenze del personale, come anche dover aiutare a camminare il paziente, normalmente sotto contenzione, rilevarne i parametri vitali ecc.? 

- Il paziente dovrebbe essere osservato e valutato costantemente, rilevando le variazioni dei segni clinici, in teoria non dovrebbero essere lasciati soli. …ma alle condizioni di cui sopra? Pazienti che vanno contattati con una particolare attenzione e/o circospezione e avvedutezza. Anche la sola somministrazione della terapia orale, può richiedere tempo e/o impegno. 

- Nel protocollo si consiglia di prestare attenzione, a muoversi in sicurezza, evitando zone chiuse e angoli per non trovarsi “spalle al muro”, il personale deve avvicinare il paziente considerando sempre dov’è una possibile via di fuga, sempre accessibile. …ma, i letti in corridoio non sono citati nel protocollo, forse perché sono considerati un potenziale rischio per lo stesso paziente, il personale e tutti gli altri pazienti? Un protocollo, una linea guida dovrebbe essere strutturato secondo la realtà operativa dove dovrà essere applicato. ..mi dicono, e la scrivente O.S. se ne preoccupa, solo nel mese di novembre 2021, si è verificato un evento avverso che ha coinvolto due infermieri, con la conseguente frattura del setto nasale e ferite da suturare. Nella struttura, mi dicono essere dei ricoveri a lungo termine, in attesa di posti letto REMS. Si trova deprecabile, per la sicurezza del personale, i letti in corridoio, …ma sono anche un condizione sgradita agli utenti. Ci sono dei frequentatori del reparto piuttosto chiusi, che non apprezzano situazioni “sovraesposte” come i letti in corridoio, privi di privacy e confort. Un posto letto, in corridoio, non può essere considerato “terapeutico” per un paziente “fragile e sensiile” come sono i frequentatori di un SPDC. Si chiede dei provvedimenti certi ed utili, mirati, affinché le suddette situazioni non si ripetano, nell’interesse di tutti. Nell’attesa di un sollecito riscontro, Cordiali saluti.

Roma, 09/11/2021         

Responsabile Regionale Nursing Up Lazio
Laura Rita Santoro1634491378702jpg1634490884018jpgPicsArt_07-08-042416jpgPicsArt_07-04-112916jpg



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