Abbassateci il Don, aumentateci gli stipendi. Nursing Up Lazio.

Abbassateci il Don, aumentateci gli stipendi. Nursing Up Lazio.

Il Lazio, una regione dove i colleghi ancora aspettano i premi Covid promessi, ma distribuiscono con tanta parsimonia e orgoglio un attestato con scritto grazie. Dell’attestato c’interessa molto poco! …ma è significativo della considerazione ricevuta! Tecnicamente, per citare parte del titolo di un film, siamo “Leoni gestiti da cialtroni”.

Alleghiamo il comunicato stampa del Nursing Up Lazio:


Il Sindacato degli Infermieri Italiani Regione Lazio 
regionalelazio.nursingup@gmail.com



Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche
Via Agostino Depretis 70 00184 Roma federazione@ipasvi.legalmail.it

Ordine delle Professioni Infermieristiche Roma
Viale Giulio Cesare, 78 00192 Roma roma@cert.ordine-opi.it

Al Ministro della Salute On. Roberto Speranza
segreteriaministro@sanita.it

Al Dott. Pierpaolo Sileri Viceministro alla Sanità
segreteria.sileri@sanita.it

Presidente Regione Lazio Alla c.a. Dott. N. Zingaretti
protocollo@regione.lazio.legalmail.it presidente@regione.lazio.it


Oggetto: attestati di benemerenza: "per il grande impegno e il lavoro nella lotta contro il Covid"

L’evento di questi mesi, che stiamo commentando ironicamente, è la distribuzione degli attestati di benemerenza: "per il grande impegno e il lavoro nella lotta contro il Covid".
Il materiale utilizzato, per il documento, non è neanche in carta pergamena. Noi professionisti sanitari leggiamo tutto ciò con molta ironia, …. il sarcasmo, tipico della nostra regione, forse simile a quello di Pasquino, che ci ha fatto sopravvivere in questi due anni, terribili e allucinanti. I politici e dirigenti non sono riusciti ad erogare “decentemente e per meriti” “neanche una certificazione a costo zero” Molti non hanno ricevuto l'indennità prevista all'esposizione al Covid 19. …a causa indicazioni Regionali e/o delle strutture sanitarie, per istruzioni incomprensibili ai professionisti sanitari.

La consegna dei suddetti attestati, è stata ragione di passerelle, con politici, che celebravano la consegna dei suddetti attestati, con relativa esposizione dell’immagine degli attestati sui vari social, …e relative firme. Evidentemente, alcuni, di noi professionisti sanitari, piuttosto semplici, ci  accontentiamo veramente di poco. ... l'attestazione non prevede alcun altra forma d'incentivo, come carriera, soldi, ECM o altro. …ma non solo, per avere siffatto attestato, non sarebbe necessario:  essere stati particolarmente presenti, in servizio;  aver contratto il Covid 19 lavorando o altro; era sufficiente la segnalazione del direttore del servizio o reparto, purché quest'ultimo sia un medico!? …l’autonomia delle professioni sanitarie del comparto, una chimera, un miraggio? Ricordando che almeno l’84% dei positivi al COVID, per ragioni di servizio, secondo l’INAIL, era un infermiere! Ci sono dei direttori di reparti che si sono mortificati, dal momento che presi da mille impegni, d’emblée, è stato chiesto loro di fare un paio di nomi, per il suddetto attestato. Ovviamente, è successo che involontariamente, molti professionisti sanitari, sono stati dimenticati.

Sono stati dimenticati professionisti sanitari, sempre presenti, quando molti altri, ivi compresi cittadini, politici ecc., per paura, cantavano dalle finestre. Sono stati dimenticati, con gli incentivi COVID, ed ora con gli attestati, anche quegli operatori sanitari che si sono infettati con il Covid. Tutti i professionisti sanitari hanno anche messo a rischio di COVID, i loro stessi congiunti; i dati citano, neanche benissimo, i soli professionisti sanitari infettatisi, ma nessuno parla dei loro congiunti. Molti colleghi, pur avendo contratto il COVID, per ragioni di servizio, beffardamente, non avrebbero ricevuto alcun tipo d’incentivo COVID, dal momento che “qualcuno” ha deciso che nei reparti “no COVID” il personale, pur avendo dispositivi di protezione inadeguati, non sarebbe stato esposto al COVID. Come si fa a non essere sarcastici?

Sono stati dimenticati gli esternalizzati, che io ho definito, più volte, figli di un Dio minore, o anche le vittime del “caporalato in sanità”. Senza dimenticare che più del 50% della sanità nel Lazio è affidata al privato spesso convenzionato, il restante 50% della sanità pubblica è gestita, per un 50%, da personale esternalizzato e non strutturato. Non sono stati considerati, i sanitari in service, molti dei dipendenti del privato, i dipendenti delle RSA, gli infermieri di famiglia, gli infermieri che assistono domiciliarmente i cittadini, ecc.
Nel caso degli esternalizzati, anche se hanno esercitato in unità COVID, non hanno ricevuto alcun tipo d’indennizzo! Non mi spiego perché, trattandosi di un documento che non è costato nulla, alla regione, fatta eccezione della carta, potevano considerare anche chi ha lavorato, senza sosta, pur non avendo percepito nessun tipo d’indennizzo? Ovviamente non sono mancati i commenti dei colleghi, piuttosto irritati, dal momento che si sentono presi in giro. Partendo dal presupposto che la sanità è composta dal 70% di donne, come minimo, mi piacerebbe sapere quanti uomini e quante donne hanno ricevuto il certificato di merito?
Tenendo presente che in questi due anni, nel 70% dei casi, è stato il sesso debole a gestire il “panico COVID”.
Scrivo tutto ciò per una questione di principio, non è corretto che i suddetti colleghi vengano dimenticati, per nessuna ragione al mondo! Dell’attestato c’interessa molto poco! …ma è significativo della considerazione ricevuta! Tecnicamente, per citare parte del titolo di un film, siamo “Leoni gestiti da cialtroni”.


Roma, 02.11.2021                                  Responsabile Regionale Nursing Up
                                                                                          Laura Rita Santoro
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