L’infermiere generico 2.0, di Dario Porcaro
E’ cronaca sanitaria di questi giorni l’aver portato alla ribalta una figura che esiste da tempo nel contesto assistenziale di altri Paesi come l’Inghilterra ad esempio, la cui introduzione qui in Italia parrebbe essere in grado di risolvere tutte le problematiche legate all’assistenza.
Siamo quindi arrivati sulla soglia del miracolistico o del favolistico.
Viene utilizzata la definizione anglosassone di “nurse assistant” perché forse definendolo in questo modo si può rimanere affascinati dalla lingua ma non da ciò che essa contiene. Non si tratterebbe di un OSS, ma neppure di un infermiere vero e proprio, verrebbe da dire un ibrido fra le due figure assistenziali, che stando all’etimologia non restituirebbe nella nostra lingua la stessa nobiltà dell’inglese (individuo animale o vegetale proveniente da un incrocio di genitori appartenenti a razze diverse o a specie diverse).
La platea infermieristica rumoreggia, ma qualcuno è stato subito pronto a zittire sul nascere il vociferare, ritenendolo fuori luogo e causato da una mancanza di comprensione, cioè il non capire la o le soluzioni avveniristiche che questo ibrido apporterebbe nel contesto assistenziale. Ovviamente non vediamo l’ora di venire a conoscenza anche noi di queste capacità risolutive.
C’è poi chi ha scritto che questa figura non è stata adeguatamente esplicitata all’interno di un canale comunicativo che doveva o dovrà concretizzarsi in modo corretto ed esaustivo. Mi verrebbe da suggerire che chi possiede idee così brillanti da iniettare nel SSN, dovrebbe preoccuparsi in anticipo di poter contare su una corretta e adeguata comunicazione, così da poter evitare agitazioni verbali ritenute poi fuori luogo perché motivate da una mancata o scorretta comprensione, la cui causa però non è imputabile a chi l’ha agita. Contorsioni che non aiutano in ogni caso a fare chiarezza su quanto proposto.
Non ci vuole nulla che anche in questo caso, come è avvenuto in passato, compaiano pagine di FAQ su qualche sito blasonato per spiegarci quello che non siamo stati in grado di comprendere.
Personalmente riterrei adeguata nella nostra lingua una definizione semplice ed immediata come “infermiere generico 2.0”, in quanto l’antico ruolo di semplice "infermiere generico" andato in prescrizione, non è più certamente utilizzabile, quindi con una bella verniciata e una buona laccatura lo si ripropone in versione digitale, ma se è stata una figura che si è lasciata spegnere in un passato neppure tanto remoto, perché oggi la si dovrebbe riesumare quale generatrice di nuove e impensabili, sino a ieri, soluzioni?
Siamo quindi arrivati sulla soglia del miracolistico o del favolistico.
Viene utilizzata la definizione anglosassone di “nurse assistant” perché forse definendolo in questo modo si può rimanere affascinati dalla lingua ma non da ciò che essa contiene. Non si tratterebbe di un OSS, ma neppure di un infermiere vero e proprio, verrebbe da dire un ibrido fra le due figure assistenziali, che stando all’etimologia non restituirebbe nella nostra lingua la stessa nobiltà dell’inglese (individuo animale o vegetale proveniente da un incrocio di genitori appartenenti a razze diverse o a specie diverse).
La platea infermieristica rumoreggia, ma qualcuno è stato subito pronto a zittire sul nascere il vociferare, ritenendolo fuori luogo e causato da una mancanza di comprensione, cioè il non capire la o le soluzioni avveniristiche che questo ibrido apporterebbe nel contesto assistenziale. Ovviamente non vediamo l’ora di venire a conoscenza anche noi di queste capacità risolutive.
C’è poi chi ha scritto che questa figura non è stata adeguatamente esplicitata all’interno di un canale comunicativo che doveva o dovrà concretizzarsi in modo corretto ed esaustivo. Mi verrebbe da suggerire che chi possiede idee così brillanti da iniettare nel SSN, dovrebbe preoccuparsi in anticipo di poter contare su una corretta e adeguata comunicazione, così da poter evitare agitazioni verbali ritenute poi fuori luogo perché motivate da una mancata o scorretta comprensione, la cui causa però non è imputabile a chi l’ha agita. Contorsioni che non aiutano in ogni caso a fare chiarezza su quanto proposto.
Non ci vuole nulla che anche in questo caso, come è avvenuto in passato, compaiano pagine di FAQ su qualche sito blasonato per spiegarci quello che non siamo stati in grado di comprendere.
Personalmente riterrei adeguata nella nostra lingua una definizione semplice ed immediata come “infermiere generico 2.0”, in quanto l’antico ruolo di semplice "infermiere generico" andato in prescrizione, non è più certamente utilizzabile, quindi con una bella verniciata e una buona laccatura lo si ripropone in versione digitale, ma se è stata una figura che si è lasciata spegnere in un passato neppure tanto remoto, perché oggi la si dovrebbe riesumare quale generatrice di nuove e impensabili, sino a ieri, soluzioni?
Dott. Dario Porcaro