L’infermiere di famiglia o di comunità, 9500 assunzioni.

L’infermiere di famiglia o di comunità, 9500 assunzioni.

L’infermiere di famiglia o di comunità, pensato al fine di rafforzare i servizi infermieristici e potenziare la presa in carico sul territorio dei soggetti infettati da SARS-CoV-2 .

Agli infermieri dovrebbe andare un compenso lordo di 30 euro ad ora, inclusivo degli oneri riflessi, per un monte ore settimanale massimo di 35 ore. A decorrere dal 1° gennaio 2021, le aziende e gli enti del SSN potranno procedere al reclutamento in numero non superiore ad 8 unità ogni 50.000 abitanti.

L’infermiere di famiglia, secondo la bozza, è un professionista appositamente formato, risponde ai bisogni di salute della popolazione, garantisce la sua presenza, diffonde e sostiene prevenzione, promozione di corretti stili di vita, si attiva per la risoluzione dei bisogni, è in grado di attivare e supportare i caregiver.

L’infermiere di comunità è presente nel territorio con continuità, punto di riferimento per tutta la popolazione ( anziani, pazienti cronici, istituti scolastici ed educativi che seguono bambini e adolescenti, per le strutture residenziali non autosufficienti, ecc…).

Deve possedere capacità di lettura dei dati epidemiologici, deve avere un elevato grado di conoscenza del sistema della Rete dei Servizi sanitari e sociali per creare connessioni ed attivare azioni di integrazione orizzontale e verticale tra

servizi e professionisti. I requisiti formativi previsti sono da definire.

Il Presidente del Nursing Up, il Dott. Antonio De Palma in merito all’infermiere di famiglia ha detto ha detto:

Come sindacato non possiamo nascondere le nostre legittime perplessità, non vorremmo , infatti, che si tratti dell’ennesima operazione di facciata.

Riteniamo infatti che un documento del genere, nato dall’indispensabile esigenza di inquadrare in qualche modo le oltre 9500 nuove assunzioni frutto della legge 77/2020 , non possa che essere solo la punta dell’iceberg: serve un ampio panorama di azioni e intenti concreti che vanno portati a termine nel minor tempo possibile.

Per noi è evidente che si tratta , per ora , di linee di indirizzo ancora incomplete ed è per questo che chiediamo da subito la costruzione, per l’infermiere di famiglia, di un alveo contrattuale mirato e idoneo al valore di una figura professionale il cui rapporto di lavoro che non può essere certo incardinato in un contratto tradizionale. Prendere in carico dai 6000 cittadini in su richiede strumenti negoziali adatti e dedicati, come già accade per i medici di famiglia.

Non dimentichiamoci, che una delle ragioni principali del nostro proclamato stato di agitazione , per il quale saremo in piazza il 15 di ottobre e per il quale martedì prossimo siamo stati convocati dal Ministero del lavoro, consiste proprio nell’atteggiamento inconcludente di questo Governo, che non vuole dar corpo ad un inquadramento contrattuale distinto per il mondo infermieristico.

Da tempo lo chiediamo per gli infermieri della sanità pubblica, più che mai appare necessario anche per l’infermiere di famiglia ,con una ulteriore e decisiva differenziazione per tale ultima categoria».

Ci rende piacevolmente sorpresi che nel documento si faccia riferimento finalmente al fatto che l’infermiere di famiglia non è, e non sarà incaricato solo di assistenza domiciliare. Abbiamo lanciato noi stessi l'esigenza che tale professionista dovesse occuparsi delle svariate tipologie di target che compongono quel nucleo fondamentale e socialmente importantissimo rappresentato dalla famiglia, dedicandosi ai bisogni di adulti, adolescenti, persone disabili ecc.

Certo è evidente che in sede di prima introduzione di questo nuovo operatore ci si debba concentrare sulle cosiddette categorie fragili , ancor più nel particolare frangente in cui ci troviamo, a causa del Covid, e quindi anziani e malati cronici, che sono più a rischio che mai.

Non siano queste solo parole ma fatti , e noi vigileremo: si metta nella condizione l’infermiere di famiglia di essere un’opportunità unica per tutta la società civile, a partire dalle scuole, per i giovani, senza dimenticare le possibilità di collaborazione con enti para statali come province e comuni o strutture private.  

Da ultimo, non condividiamo assolutamente, che nella bozza di linee di indirizzo che potrete leggere in allegato , si faccia riferimento "a un massimo di 8 infermieri da impiegare ogni 50 mila abitanti" . Questo significa lasciare alle Aziende sanitarie la possibilità di spaziare come vogliono , se lo ritengono utilizzando "da uno a otto infermieri per un numero stratosferico di cittadini, pari a 50000".

Non ci siamo proprio, non deve essere applicata così la legge 77/2020, quel numero di otto unità ogni 50000, deve essere considerato "come il numero specifico di infermieri di famiglia da mettere in campo", la legge lo consente, anche se lascia discrezionalità alle regioni , e le linee di indirizzo avrebbero dovuto cogliere l’occasione per evitare una interpretazione al ribasso da parte di queste ultime, visto che la legge 77 si presta senza dubbio ad interpretazioni di tal tipo . Ci meraviglia che di questo nessuno se ne sia accorto , ve lo immaginate un infermiere chiamato ad assistere da 6000 a 50000 persone in base alle scelte delle singole regioni? Che servizio potrebbe mai fornire?

Insomma, non permetteremo dopo tanti sforzi e giocando sulle parole, che si raggiunga un risultato finale qualitativamente scadente perchè non si è stati in grado di organizzare degnamente il progetto nei numeri , come merita», di queste cose devono occuparsi i sindacati . Ora aspettiamo di essere convocati per delineare l'impianto contrattuale di tale categoria di colleghi, e se il Governo pensa, anche su questo, di potersi scegliere gli interlocutori preferiti non dimentichi che il tempo della piazza è vicino .

Francesca Batani, Resp. Regione Emilia Romagna Nursing Up: Adesso dovremo aspettare il documento definitivo, e l’infermiere di famiglia diventerà realtà. Poi bisognerà vigilare e lottare perché venga realizzato al meglio.