CARENZA DPI, FERRARA
Cesena, 13/06/2020
Oggetto: Comunicato stampa di Nursing Up in risposta a quanto dichiarato dal Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara Tiziano Carradori.
Il sindacato degli infermieri italiani Nursing Up di Ferrara è, ancora una volta costretto, a constatare l’autoreferenzialità e la strumentale mistificazione della realtà che il dott. Carradori, e la Direzione da lui rappresentata sono soliti utilizzare ogni qual volta vengono criticati e posti di fronte a oggettive carenza.
Se tutte le energie che la suddetta Direzione ha impiegato a tentare di dimostrare non veritiere le carenze che le sono state imputate durante il mandato, fossero invece state utilizzate per ascoltare chi i problemi li vive sulla propria pelle quotidianamente e a cercare collaborando fattivamente con chi l’ospedale lo porta avanti 365 giorni l’anno di risolverli, certamente adesso ne avremo molti meno. In data 5 giugno si svolgeva un flash mob, organizzato dalla nostra organizzazione sindacale, nel quale gli stessi infermieri, denunciavano carenza DPI, carenze di personale e situazioni critiche vissute durante l’emergenza covid.
Entrando ora nello specifico di quanto dichiarato da Carradori, lo ringraziamo innanzitutto per averci illuminato sul fatto che le affermazioni fossero gravi, rispondendogli che le affermazioni sono gravi, perché gravi sono i fatti in questione, che tutti i professionisti sanitari operanti in azienda hanno subito, subiscono, e probabilmente continueranno a subire, vista la Sua mancanza di disponibilità a ritenere migliorabile qualsivoglia aspetto della Sua opera. Se le cose fossero andate come descritte dal dottor Carradori probabilmente non ci si troverebbe qua a discuterne, o quantomeno non in questi termini, considerato che qua chi ha tutto da perdere siamo noi operatori e sindacalisti e non certo Lui ed i suoi collaboratori.
Da cotanta eminenza grigia ci piacerebbe capire: come mai la formazione degli operatori è avvenuta solamente in maniera frettolosa ad emergenza inoltrata e tutti gli operatori non erano già in possesso delle necessarie competenze ?
Come mai i coordinatori ci chiedevano di comprare dei sacchi del pattume da utilizzare come calzari in reparto, di utilizzare per più giorni le stesse mascherine chirurgiche e tenevano chiusi sotto chiave i DPI che dovevamo utilizzare per proteggerci per assistere i pazienti positivi da coronavirus ?
Come mai si fregia di aver fatto 6000 test sierologici ai dipendenti quando sappiamo bene che l'unica maniera per convalidare la positività al coronavirus è il tampone naso oro faringeo?
Lei può continuare a nascondersi dietro i suoi numeri e le sue indicazioni ministeriali- regionali, ma la realtà è che un datore di lavoro dovrebbe sempre voler fare di più e meglio per la sicurezza all’interno della sua azienda, in particolare quando il primo punto della mission di questa sia “produrre salute”.
Abbiamo chiesto sin dalla prima ora protezione respiratoria, attraverso filtranti facciali, tamponi periodici per tutti gli operatori sanitari e tamponi a tutti i pazienti prima di essere ricoverati. Queste sono misure semplici ed efficaci che garantiscono un buon livello di sicurezza per pazienti ed operatori.
Molte aziende li hanno attuati da subito. Nel nostro caso ci ritroviamo a giugno inoltrato: con filtranti facciali contingentati
Con operatori esposti al rischio in caso di diagnosi tardive, perchè non sono liberi di indossare un filtrante facciale a priori
Gli esami di screening già partiti con enorme ritardo sono già fermi da tempo.
Gli operatori sono nella migliore delle ipotesi stati controllati due volte, alcuni anche da più di un mese e poi ? Il covid è finito ? Non li testiamo più ?
Certo che dire 6000 test al giornale fa effetto ma i numeri vanno contestualizzati, non strumentalizzati. Queste in breve sono state le domande e le richieste che fin dalla prima ora abbiamo fatto pervenire tramite lettere protocollate e durante gli incontri e che mai sono state prese in considerazione come dimostra la replica che ha mandato al Resto del Carlino di Ferrara. Utilizziamo il mezzo stampa per augurarle una buona e lauta pensione, noi continuamo a lavorare leccandoci le ferite.
Francesca Batani
Consigliere Regionale
Nursing Up Emilia Romagna
Oggetto: Comunicato stampa di Nursing Up in risposta a quanto dichiarato dal Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara Tiziano Carradori.
Il sindacato degli infermieri italiani Nursing Up di Ferrara è, ancora una volta costretto, a constatare l’autoreferenzialità e la strumentale mistificazione della realtà che il dott. Carradori, e la Direzione da lui rappresentata sono soliti utilizzare ogni qual volta vengono criticati e posti di fronte a oggettive carenza.
Se tutte le energie che la suddetta Direzione ha impiegato a tentare di dimostrare non veritiere le carenze che le sono state imputate durante il mandato, fossero invece state utilizzate per ascoltare chi i problemi li vive sulla propria pelle quotidianamente e a cercare collaborando fattivamente con chi l’ospedale lo porta avanti 365 giorni l’anno di risolverli, certamente adesso ne avremo molti meno. In data 5 giugno si svolgeva un flash mob, organizzato dalla nostra organizzazione sindacale, nel quale gli stessi infermieri, denunciavano carenza DPI, carenze di personale e situazioni critiche vissute durante l’emergenza covid.
Entrando ora nello specifico di quanto dichiarato da Carradori, lo ringraziamo innanzitutto per averci illuminato sul fatto che le affermazioni fossero gravi, rispondendogli che le affermazioni sono gravi, perché gravi sono i fatti in questione, che tutti i professionisti sanitari operanti in azienda hanno subito, subiscono, e probabilmente continueranno a subire, vista la Sua mancanza di disponibilità a ritenere migliorabile qualsivoglia aspetto della Sua opera. Se le cose fossero andate come descritte dal dottor Carradori probabilmente non ci si troverebbe qua a discuterne, o quantomeno non in questi termini, considerato che qua chi ha tutto da perdere siamo noi operatori e sindacalisti e non certo Lui ed i suoi collaboratori.
Da cotanta eminenza grigia ci piacerebbe capire: come mai la formazione degli operatori è avvenuta solamente in maniera frettolosa ad emergenza inoltrata e tutti gli operatori non erano già in possesso delle necessarie competenze ?
Come mai i coordinatori ci chiedevano di comprare dei sacchi del pattume da utilizzare come calzari in reparto, di utilizzare per più giorni le stesse mascherine chirurgiche e tenevano chiusi sotto chiave i DPI che dovevamo utilizzare per proteggerci per assistere i pazienti positivi da coronavirus ?
Come mai si fregia di aver fatto 6000 test sierologici ai dipendenti quando sappiamo bene che l'unica maniera per convalidare la positività al coronavirus è il tampone naso oro faringeo?
Lei può continuare a nascondersi dietro i suoi numeri e le sue indicazioni ministeriali- regionali, ma la realtà è che un datore di lavoro dovrebbe sempre voler fare di più e meglio per la sicurezza all’interno della sua azienda, in particolare quando il primo punto della mission di questa sia “produrre salute”.
Abbiamo chiesto sin dalla prima ora protezione respiratoria, attraverso filtranti facciali, tamponi periodici per tutti gli operatori sanitari e tamponi a tutti i pazienti prima di essere ricoverati. Queste sono misure semplici ed efficaci che garantiscono un buon livello di sicurezza per pazienti ed operatori.
Molte aziende li hanno attuati da subito. Nel nostro caso ci ritroviamo a giugno inoltrato: con filtranti facciali contingentati
Con operatori esposti al rischio in caso di diagnosi tardive, perchè non sono liberi di indossare un filtrante facciale a priori
Gli esami di screening già partiti con enorme ritardo sono già fermi da tempo.
Gli operatori sono nella migliore delle ipotesi stati controllati due volte, alcuni anche da più di un mese e poi ? Il covid è finito ? Non li testiamo più ?
Certo che dire 6000 test al giornale fa effetto ma i numeri vanno contestualizzati, non strumentalizzati. Queste in breve sono state le domande e le richieste che fin dalla prima ora abbiamo fatto pervenire tramite lettere protocollate e durante gli incontri e che mai sono state prese in considerazione come dimostra la replica che ha mandato al Resto del Carlino di Ferrara. Utilizziamo il mezzo stampa per augurarle una buona e lauta pensione, noi continuamo a lavorare leccandoci le ferite.
Francesca Batani
Consigliere Regionale
Nursing Up Emilia Romagna