Allarme Rosso Infermieri: L’esodo continua inesorabile

Allarme Rosso Infermieri: L’esodo continua inesorabile

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L'allarme è rosso.
Gli infermieri continuano ad abbandonare gli ospedali bolognesi e non solo, mettendo a rischio la tenuta dell'intero sistema sanitario. Un esodo silenzioso ma inarrestabile, che non salva nessuna regione in Italia, alimentato da stipendi troppo bassi, condizioni di lavoro estenuanti e un costo della vita che rende sempre più difficile vivere in città. 

Daniele Lanzoni, infermiere e dirigente sindacale al Bellaria, traccia un quadro allarmante di una situazione che rischia di degenerare.

"L'esodo degli infermieri è una ferita profonda per il nostro sistema sanitario," afferma Lanzoni. "Per invertire questa tendenza, è necessario un intervento urgente e deciso da parte delle istituzioni. Solo così potremo garantire ai cittadini un'assistenza sanitaria di qualità e dignitosa."

Chiamare infermieri da paesi come l’India, senza conoscere la lingua e con una preparazione discutibile, rischia di aggravare ulteriormente la fuga del personale in proporzioni pericolose. "Questo è quello che io e i miei colleghi del Nursing Up prevediamo e che diciamo da tempo," aggiunge Lanzoni.

Nel 2022, circa 270 infermieri hanno lasciato gli ospedali pubblici del Bolognese, un incremento significativo rispetto ai 180 del 2021. 

Questo esodo rappresenta una delle conseguenze più gravi di una crisi che si sta aggravando giorno dopo giorno, senza alcun segno di rallentamento. 

Il Nursing Up ha lanciato l'allarme su questa "fuga degli infermieri," attribuendo la situazione a stipendi troppo bassi e a condizioni lavorative insostenibili.

Daniele Lanzoni sottolinea come il costo della vita a Bologna sia uno degli ostacoli principali. Con stipendi netti mensili che vanno dai 1.600 ai 1.800 euro per chi fa turni di notte e festivi, vivere in una città cara come Bologna è diventato insostenibile. Gli affitti si aggirano tra i 600 e i 700 euro al mese, lasciando poco spazio per coprire le altre spese essenziali. "Molti colleghi si licenziano e tornano al Sud," spiega Lanzoni, "perché qui non riescono a farcela."

Un recente sondaggio del Nursing Up Emilia Romagna ha messo in luce le condizioni lavorative sempre più difficili degli infermieri nella regione. Il 96,2% è scontento dello stipendio, e solo l'8% di oltre 3.000 infermieri afferma di non lavorare in un ambiente tossico. Il sovraccarico di lavoro, la gestione problematica dei turni e l'impatto negativo sulla vita privata sono solo alcune delle preoccupazioni principali. Il rischio di burnout è aumentato drammaticamente, soprattutto dopo la pandemia, e la mancanza di un adeguato supporto psicologico aggrava ulteriormente la situazione.

Nonostante i sindacati discutano del nuovo CCNL Sanità, molti infermieri sono scettici. "Sappiamo tutti come andrà a finire," afferma Lanzoni, "un aumento che non coprirà nemmeno l’inflazione." La previsione è che l'abbandono della professione continuerà ad aumentare se non si adottano misure drastiche.

La Soluzione?

Per invertire questa tendenza, è necessaria una risposta forte e unita. 

La politica deve rendere la professione infermieristica più attrattiva, i dirigenti devono creare ambienti di lavoro sereni, collaborativi e non tossici. I colleghi devono unirsi in un unico sindacato di categoria, il Nursing Up, che non solo lotta per migliori condizioni economiche, ma offre anche una protezione legale e RC professionale a 360°, compresa casa, vita privata e servizi come il 730 gratis. Cosa abbiamo da perdere? Uniamoci in un unico sindacato, diamogli il 51% e riporteremo il SSN tra i primi al mondo.

- Il PODCST di Daniele Lanzoni sulle mobilità
- Il PODCAST di Daniele Lanzoni sui nostri stipendi

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