3 milioni di persone a rischio salute mentale, in Italia si investe poco.
In Italia sono circa 850 mila le persone che ogni giorno vengono seguite dai dipartimenti di salute mentale. Secondo l’Istat, sono più di tre milioni quelli che hanno bisogno di una presa in carico.
L’Oms ha lanciato l’allarme: bisogna fare prevenzione.
Prevenzione significa investire e poi risparmiare nel lungo termine.
La Società Italiana di Psichiatria (Sip) ha rinunciato a partecipare alla Seconda Conferenza nazionale sulla Salute Mentale, decisione che la dice lunga. Noi appoggiamo la decisione del Sip.
La politica ha grandi responsabilità, soprattutto davanti agli ultimissimi fatti di cronaca che potevano essere evitati con una prevenzione adeguata.
Prima del covid-19 il personale di ogni regione era già in affanno, poi con il covid-19 è arrivata un ondata di un milione di pazienti in più. Un onda che ha fatto saltare il sistema e che i professionisti in prima linea si aspettavano.
Lunghissima è l’attesa per una valutazione psichiatrica, i professionisti fanno il massimo, ma mancano fondi, mezzi, strutture e numeri.
Un idea potrebbe essere quella di ricorrere ai fondi del Recovery plan e quadruplicare gli stanziamenti.
17 milioni gli italiani che soffrono di disturbi mentali (nel mondo 450milioni). L'incidenza è passata, nella popolazione, dal 6 al 32%.
Troppi non accedono ai servizi o aspettano per troppi mesi. Tempo perso che peserà negativamente sulla salute mentale che tende ad aggravarsi quando non si interviene subito, la prevenzione è vitale.
E con la pandemia di Covid-19, come avevamo detto in un precedente articolo di un anno fà, la situazione sarebbe peggiorata e non di poco. L'incidenza dei sintomi depressivi è quintuplicata.
La prevenzione farebbe risparmiare nel lungo tempo milioni di euro. Se la classe politica non capisce questo, ci dispiace dirlo, ma è una classe politica che dovrebbe farsi da parte, per il bene del paese.
L'Organizzazione mondiale della sanità ha segnalato l’aumento delle psicopatologie, dei disturbi psico-sociali e l’aumento del rischio suicidio.
In tutto il mondo dichiarati 700.000 suicidi nel 2019, in Italia più di 4.000 casi
Il direttore generale dell'Oms è intervenuto affermando che bisognerà fare attenzione alla prevenzione, che la pandemia di COVID-19 ha amplificato i fattori di rischio come la perdita del lavoro, distanziamento sociale, stress, povertà, isolamento.
In Italia il rapporto dell’Oms segnala un tasso medio di 6.7 casi ogni 100.000 abitanti che in realtà varia da zona a zona del paese.
In Italia, e questo è un parere personale dello scrivente (Vincenzo Parisi), si fa troppo poco, soprattutto per i minori.
Sapete quanto è difficile in Italia avere un supporto psicologico o psichiatrico pubblico?
Come possiamo fare prevenzione quando si può avere un accesso nel pubblico solamente quando il problema già si sta verificando? Autolesionismo, abbandono scolastico oltre le due settimane, problemi alimentari, etc. Se una famiglia segnala un piccolo sintomo, magari non ancora grave, deve aspettare perchè ci sono casi più gravi.
Andrebbe attivato e poi potenziato un servizio psicologo scolastico, magari anche un infermiere scolastico che potrebbero insieme monitorare la salute mentale dei bambini. Oppure nello stesso studio di un pediatria di famiglia inserire uno psicologo.
L'infermiere poi nelle scuole potrebbe anche fare educazione sanitaria (consigli sull'alimentazione, il lavaggio delle mani, etc) oltre ad altre centinaia di cose che solo un infermiere potrebbe fare, come intervenire in un eventuale incidente ( taglio, soffocamento, etc), gestione farmaci, allergie, pediculosi, etc etc), magari tutto sincronizzato via internet con i vari pediatri di base (fantascienza?).
Se vogliamo una nazione sana, bisognerà investire sul serio nella prevenzione, invece che continuare a investire in armi, aerei, banche, etc.
Qualcuno potrebbe consigliare di fare prevenzione andando da uno psicologo in privato, vero, ma non tutte le famiglie in Italia possono permettersi uno psicologo o psichiatra privato con gli stipendi che ci ritroviamo, 800-1500 al mese, per non parlare poi della pressione fiscale.
Quindi, o si investe sul serio nella prevenzione o tra qualche anno leggeremo una statistica Istat simile o peggiore di quella sotto:
ISTAT rischio suicidio:
77,9% UOMINI 22,1% DONNE.
65 anni e più 35%
45-64 anni 37%
25-44 anni 23%
fino a 24 anni 5%
Bisogna allarmarsi quando sentiamo qualcuno dire di voler morire,
di sentirsi senza speranza, di sentire una voce in testa, di sentirsi come non avere uno scopo e di non farcela, di sentirsi in trappola, di provare un dolore insopportabile, di essere un peso per gli altri.
Anche un aumento di alcol e/o droghe, ansia, agitazione, dormire troppo poco o molto, isolarsi, sentire rabbia o parlare di vendetta, sbalzi d'umore.
"Se qualcuno
che conosci mostra segni premonitori di suicidio, non lasciarlo solo, rimuovi ciò che potrebbe essere utilizzato per il gesto e chiedi aiuto a un medico o a un professionista della salute mentale.".
La professione più colpita dal rischio suicidio? Gli infermieri.
Il rischio di suicidio dell’infermiere è doppio rispetto alla popolazione generale e ben il 70% in più rispetto al medico (Secondo uno studio fatto dai ricercatori della School of Nursing dell’Università del Michigan)
Sempre secondo lo studio emerge anche che il personale infermieristico, rispetto alla popolazione generale ha il 90% di probabilità in più di avere problemi sul posto di lavoro e il 20-30% di probabilità in più di soffrire di depressione.
I fondi stanziati per la salute mentale in Italia sono tra le 4 alle 8 volte in meno rispetto ai paesi Ocse.
Insomma il famoso detto degli Antichi Romani, Mens sana in corpore sano è stato percepito in tutta Europa ma si è perso nel paese dove ha avuto origine.
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