118 RIMINI. INFERMIERI ANTI-COVID-19

118 RIMINI. INFERMIERI ANTI-COVID-19

Anselmo Torri, infermiere dal 1994, in servizio 118 di Rimini ci racconta la sua esperienza covid-19.

All’ ospedale di Rimini contro il coronavirus si è partiti subito con il piede sbagliato, un po' sottovalutando la situazione, addirittura in un corso di formazione la preoccupazione era inesistente. Ci dicevano che il virus va trattato come una influenza o poco di più, che avrebbe riguardato persone anziane con problematiche pregresse e non ci sarebbero stati troppi morti. In 5 minuti ci fù mostrato come vestirci e svestirci, tutto molto sommario.

Poi quando si è capito che non è solo una semplice influenza, dopo il precipitare della situazione, dopo essersi accorti della gravità del contagio, l’azienda ha posto in atto tutte le azioni possibili.

Ma non sarebbe stato meglio adottare subito le precauzioni che poi sono state fatte proprie ?

Il primo caso a Rimini si è verificato il 25 febbraio e il reparto Covid è stato aperto tre giorni dopo. Sul nostro territorio c’è stata una vera e propria esplosione di casi nella zona sud. Ci siamo dovuti adattare in fretta.

Il primo bollettino informativo da parte dell’azienda sull’uso dei Dpi è del 4 marzo, non ci fu nessuna indicazione nemmeno per noi che eravamo in prima linea. Poi sono stati aperti i reparti Covid senza un’organizzazione strutturata. Gli infermieri sono stati lasciati da soli con il loro buon senso e professionalità. E le singole persone si sono date da fare moltissimo”.

In PS è stato adottato subito il doppio percorso sporco/pulito. I coordinatori sono stati molto bravi, capendo immediatamente la situazione, perché già domenica 23 febbraio iniziavano ad arrivare pazienti con i chiari sintomi del Covid.

In questo modo sono stati evitati molti contagi e salvate molte vite. Pure nei reparti Covid all’inizio ci si è inventati un po’ il lavoro, adattandosi alla situazione di emergenza. Coordinatori e infermieri, nessuno, anche qui, si è tirato indietro, affrontando orari lunghi per fronteggiare l’emergenza che si era venuta a creare.

Posso dire che dalla prima linea la risposta è stata grandiosa.

Invece sui dpi non c’è mai stata chiarezza, col rischio che noi stessi operatori sanitari potessimo diventare untori. Situazione simile se non peggio, ci riferiscono i colleghi dirigenti di altre città.

Inizialmente per la carenza dei dpi, con il timore che non bastassero, ci fù l’indicazione di non utilizzarli nei reparti non Covid, neppure le mascherine chirurgiche, pena la segnalazione. Ci hanno riferito anche alcuni reparti di Bologna ancora i coordinatori, nonostante le nostre segnalazioni obbligano i colleghi ad usare la chirurgica ogni tre giorni, da non credere.

Molti di noi, forse tutti, siamo entrati in contatto con persone positive e non ci venivano fatti i tamponi. Abbiamo dovuto lavorare anche se qualcuno di noi aveva il coniuge positivo, bastava indossare la mascherina chirurgica. E siamo andati avanti in questa situazione per almeno cinque o sei giorni, psicologicamente pesante, finché non abbiamo segnalato tutto ed è stato corretto il tiro.

Oggi possiamo dire che l’azienda ha posto in atto tutte le azioni possibili. I reparti Covid hanno trovato giusta collocazione sopra il PS dove erano disponibili degli spazi non ancora occupati. Una volta preso il giusto via, l’azienda è stata efficiente e ha operato bene. Ora la situazione è sotto controllo nei reparti Covid.

Negli altri reparti rimangono carenze dei DPI, riguardo il rischio di diffondere il contagio tra operatori e pazienti è reale.

Ai pazienti non viene fatta indossare la chirurgica, però se uno è asintomatico rischia di infettare gli altri pazienti, operatori compresi.

Noi infermieri siamo i primi a vedere e capire subito le varie problematiche che possono emergere.

Non avere avviato un confronto con noi INFERMIERI, a mio parere è stato un errore da parte dell’azienda.

(Aggiungiamo noi della Pagina che ci non si confronta con gli infermieri significa che di sanità capisce molto poco, un dilettane, ma è solo un pensiero dello scrivente.)

Il confronto sarebbe stato utile. Potevamo creare allarmismo ?

Non sarebbe stato meglio adottare subito le precauzioni che poi sono state fatte proprie ?

Come si è verificato nel caso dell’ambulanza preparata ad hoc attrezzata solo per i pazienti Covid. Ambulanza allestita lo stesso giorno della nostra segnalazione e per la persona da mettere a smistare gli arrivi in PS collocata in quella postazione il giorno seguente. Il nostro era allarme ?

Intervista ad Anselmo Torri

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